móntese di gareggiare vittoriosamen- te, sul piano mondiale, con le rac- colte egittologiche di Londra e del Cairo. Ogni qualvolta poi udivano ventilare utopistici progetti di tra- sferire altrove le collezioni drovet- tiane, i nostri antenati opponevano un'apocalittica leggenda (formatasi non si sa né quando né come) la quale ammoniva che, nell'ipotesi in cui mummie, papiri e sarcofagi si fossero accinti a trasmigrare verso altra sede, le mura plurisecolari del Museo si sarebbero ripiegate su se stesse inghiottite da misteriose ca- vità sotterranee, in un polveroso ro- vinìo di laterizi infranti e di detriti. Personalmente, a consimili supersti- zioni e profezie non prestiamo fede, pur auspicando, ciò nonostante, una più razionale soluzione del proble- ma della sede del Museo Egizio sia agli effetti tecnico-museografici sia a quelli, più prosaicamente, ammini- strativi. Sotto la generica denominazione di « Museo d'Antichità », infatti, le col- lezioni egittologiche costituirono, si- no al 1940 con le raccolte preistori- che greco-romane, due distinte se- zioni di un identico organismo aven- ti ben diverse origini, funzioni e fi- nalità e pur tuttavia, oggi, cumula- tivamente ospitate al pianterreno nell'edificio guariniano. La parente- si bellica e numerosi intoppi di ca- rattere burocratico uniti ad inquie- tanti interrogativi connessi alla si- stemazione del centro storico della città hanno purtroppo dilazionato, sino ad oggi, una radicale soluzione del problema. La nuova sistemazione delle colle- zioni preistoriche greco-romane rea- lizzata nel biennio 1964-1965 (colle- zioni ordinate in appartato settore del palazzo guariniano a cui spetta perciò di diritto, l'originaria denomi- nazione di Museo d'Antichità) dal dinamico Sopraintendente alle An- di DAVIDE GIOVANNI ORAVERO gspgsgw ll'inizio del 1961, il lu- 1 singhiero invito rivolto- anibnSpi 1 c' dalla Sopraintenden- J^gglI Ili za alle Gallerie del Pie- [g. ■ ■ ■ ■ ■ agi monte ad illustrare ad ospiti di riguardo ed alle comitive di turisti (che si prevedevano frequen- ti e numerose a Torino nella ricor- renza delle celebrazioni del Centena- rio dell'Unità Italiana) i capolavori della « Galleria Sabauda », ci offerse l'occasione di famigliarizzarci con la storia (sia « ufficiale » che « segre- ta ») del severo ed elegante « Palaz- zo dell' Accademia delle Scienze », e- retto lungo l'omonima via nel 1679 su disegno dell'abate Guarino Gua- rini e autentico forziere dei più pre- ziosi tesori artistici dei musei tori- nesi. Ci accorgemmo pure che trop- po sbrigativamente i nostri nonni lo avevano denominato « 'l Palass d' le Miimie » facendo espresso ed esclu- sivo riferimento al patrimonio egit- tologi«) venduto nel 1824 dal cana- vesano Bernardino Drovetti al Re Carlo Felice, benché tale patrimonio consenta tuttora alla capitale pie- IL MUSEO D'ANTICHITÀ' A TORI