Bellezze e progresso della Sardegna L'iniziativa dell'Aga Khan, il quale ha acquistato a sud di Olbia una va- sta zona costiera per farne un'emula di Deauville e di Cannes, ha portato la Sardegna nell'attualità della stam- pa internazionale. Sulla « Revue des Deux Mondes » del 15 agosto abbiamo letto un interessante articolo della scrittrice Annie Brierre («Quinze jours en Sardaigne»), ricco di anno- tazioni pittoresche e di valide consi- derazioni sul divenire dell'Isola. Le rocce granitiche, in Sardegna, assu- • mono forme allucinanti, come scolpite da un artista geniale e pazzo: pietre drizzate a fungo, giganteschi funghi, teste d'ele- fanti, animali coricati, animali mostruo- si, tutto ciò in un silenzio di cui il nostro continente ha perduto la memoria. Un regno del granito. La storia della Sardegna è anteriore all'epoca fenicia (12" secolo a. C.) come attestano i Nuraghi, i più antichi dei quali furono costruiti 2000 anni prima dell'èra cristiana. Cartaginesi romani bi- zantini arabi pisani genovesi aragonesi si contesero l'Isola prima che essa divenisse (nel 1713) parte della Corona d'Austria e quindi del regno Savoia-Piemonte. Tutti questi conquistatori fiutarono le ricchez- ze della Sardegna; e ciò sorprende il viaggiatore, che impressionato dall'aspra bellezza dei luoghi stenta ad immaginare che cosa, in tanto caos di rocce, potesse svegliare la cupidigia dei vicini mediter- ranei. Da tale caos è nata una leggenda: quando il Signore volle modellare la Sar- degna, ultima terra della sua creazione, si accorse che non gli restavano più se non pezzi di granito e pietre; ma su que- sto ammasso rude e sterile premette il suo piede inviluppato di fiamme e vi la- sciò l'eterna impronta; dopo di che strap- pò agli altri continenti alberi e fiumi, torrenti e vigne, pascoli e stagni e venti (un po' troppo di Mistral e di Scirocco). Così, tra le pietre e sotto le pietre, la terra sarda si arricchì di messi di frutti di greggi- li popolo sardo è silenzioso. Non ama la pubblicità. Ma il suo progredire è co- stante. Fino a qualche anno fa era diffi- cile parcheggiare a Cagliari l'automobile, non perchè ve ne fossero troppe, ma per il continuo ingombro dei carri e carretti, asini e muli. Oggi non se ne vedono quasi più nelle città di Sardegna. Le auto sono già assai numerose a Cagliari — dove il centro è sottomesso alle regole della no- stra zona bleu (Parigi) — e così a Sassari dove bisogna girare parecchio prima di trovare un posteggio. Accanto alle pietre morte o sopravvis- sute, la ricchezza di colori dei costumi sardi. Ogni villaggio ha il suo e l'ostenta in feste tradizionali. Per le feste dei gran- di centri, Sassari Nuoro Cagliari, tutta la Sardegna si muove: immense processioni dal carattere immutabile. Quasi dapper- tutto le donne sarde sono belle, in lunghe sottane nere, il capo e le spalle avvilup- pate in scialli neri; talvolta mantiglie, dove l'influenza spagnola permane più forte. A Sassari e ad Alghero si parla un dialetto simile al catalano. Hanno le don- ne sarde quell'andatura di dèe, che viene dall'abitudine di portare fardelli sulla te- sta. Raramente inattive, le sarde si occu- pano anche in lavori artigianali, treccia- tura, ricamo. Gli uomini di Sardegna sono di tipo bruno, sguardo intenso, immobile, fisionomia intelligente ed espressiva Il tempo domani Le previsioni del tempo sono anti- che quanto l'umanità, poiché l'uomo ha sempre guardato al cielo per cer- care di sapere se domani farà bello o brutto... Ma la storia della meteorolo- gia, che oggi ha nella radio e nella televisione mezzi quotidiani di comu- nicazione univèrsale, ha poco più di 100 anni. Un collaboratore de «L'Os- servatore Romano » ne stabilisce la data di uscita al 30 agosto 1848, quan- do per la prima volta nel mondo informazioni meteorologiche vennero telegrafate a Londra da ventinove città. Questo fu un esperimento isolato; ma nel 1853 la meteorologia fece il suo in- gresso ufficiale nella storia delle nazioni. In quell'anno infatti le principali potenze marittime si riunirono a Bruxelles, per 6 Una Fiat 5«« a Serre (m. 1600), frazione del comune di Elva, lungo la strada che collega la Valle Maira alla Val Varaita. Il Vallone d'Elva è risalito interamente da una strada molto pietrosa e irregolare, con forti pendenze, per la quale è possibile passare da Ponte Marmora a Sainpéyre: 33 chilometri di percorso impegnativo e pittoresco, che si spinge fino a quota 2284 m. Il giornalista e scrittore Remo Griglié ci propone, nei suoi « Itinerari turistici », la traversata: «L'ho fatta — ci scrive — e la mia Fiat 500 si è comportata in modo meraviglioso ». tracciare un piano organizzativo inteso a registrare e scambiare osservazioni sui venti e le correnti marine. La Gran Bre- tagna accolse con entusiasmo questo pro- getto, ed istituì un Dipartimento meteo- rologico. A sovrintendere questo nuovo ufficio venne posto il pioniere della meteorolo- gia: l'ammiraglio Robert Fitzroy, che fu il primo «National Clerk of the Weather». Fitzroy^ si installò in un piccolo ufficio di Parliament Street, e da lì cominciò a no- minare agenti in tutti i porti principali del Paese, affinchè fornissero strumenti, carte e libri di bordo a navi scelte, perchè queste potessero registrare particolari del tempo esperimentati nei loro viaggi. Il suo lavoro fu così ben organizzato che nel 1857 gli giungevano già regolarmente i rapporti di oltre 200 navi mercantili, e quelli di quasi tutte le navi da guerra. Fino a questo punto, peraltro, si tratta- va di osservazioni su fenomeni meteoro- logici già accaduti. Le vere e proprie «pre- visioni del tempo» cominciarono ad aversi nel 1859, quando il Fitzroy divise la Gran Bretagna e l'Irlanda in tre « distretti me- teorologici », incaricati di inviare messag- gi al suo ufficio di Londra, da dove egli avrebbe provveduto a telegrafarli ai porti principali. Nel febbraio 1861 si comincia- rono a vedere, nei porti principali della Gran Bretagna, alti pali che sorreg- gevano un sistema di coni e cilindri: era- no i primi esperimenti di segnalazione dei temporali. Questo servizio venne ben pre- sto adottato in tutta Europa, specie in Francia, Germania, Olanda e Russia. In quello stesso anno Fitzroy cominciò a pubblicare le previsioni del tempo sulla stampa quotidiana, e questo fatto urtò gli scienziati dell'epoca, che erano abituati a pensare la meteorologia come un fatto estraneo alla scienza, e più consono ai fabbricanti di almanacchi che ad un Am- miraglio della Marina britannica. Per questo, quando Fitzroy morì, nel 1865, il Ministero del Commercio, incerto * sulle di lui innovazioni, approfittò del- l'occasione per sospendere gli avvertimen- ti dei temporali e le previsioni del tempo. Questa decisione fu accolta con numerose proteste da parte dei porti, e vennero ad- dirittura promosse delle interpellanze in Parlamento. Nel 1866 il Ministero del Commercio fu letteralmente costretto a ripristinare gli avvertimenti. Circa 75 anni fa nacque l'Organizzazio- ne Meteorologica Internazionale, ma fino alla prima guerra mondiale nel Vecchio Continente l'Ufficio Meteorologico fu te- nuto in poco conto. Con la guerra l'avia- zione diede una enorme spinta alle pre- visioni del tempo, l'Ufficio Meteorologico venne posto alle dipendenze del Ministero dell'Aeronautica e riconosciuto come ser- vizio indispensabile. Adesso quel piccolo ufficio di Parlia- ment Street, a Londra, si è trasformato in una catena di istituti e dà lavoro a oltre 3.000 persone specializzate. La sua sede centrale si trova a Dunstable. Que- sto ufficio riceve regolari comunicazioni da circa 180 stazioni, dalle guardie co- stiere, da custodi dei fari, e dagli uffici postali dei villaggi. Vi sono anche nume- rosissime navi che, poste in punti strate- gici dell'Atlantico, mandano rapporti sul- le condizioni meteorologiche per i voli ad alta quota. Una delle località chiave, da cui si rice- vono notizie meteorologiche altrimenti in- sostituibili, è un'isoletta sita fra la Nor- vegia e la Groenlandia, ai bordi della barriera di ghiaccio dell'Artico. Si chiama Yan Mayen. La Norvegia vi ha installato una stazione meteorologica ed una sta- zione di radiosondaggi. Per un anno in- tero (tanto dura il turno di permanenza sull'isola), cinque aerologisti e due marco- nisti sorvegliano in una solitudine asso- luta i fenomeni atmosferici, gli strumenti, il lancio delle radiosonda due volte al giorno, e compilano dei messaggi che inin- terrottamente giungono via radio ai cen- tri meteorologici di tutto il mondo. L' uomo Sofocle, nell'«Antigone»: Molte sono le cose mirabili, ma nessuna è più mirabile dell'uomo, che si apre una via nel mare bat- tuto dalle tempeste e che lavora l'antica Terra con l'aratro; che cattura le bestie feroci mutan- dole in suoi servi; e che da solo ha imparato a parlare ed a pen- sare con la rapidità del vento ed ha appreso tutti gli usi di gover- no. Egli trova una soluzione a tutti i problemi che gli si presen- tano — solo per la morte egli non ha rimedio. PERLE E BOTTONI Una coppia di sposi festeggiava i 10 anni di matrimonio, un decennio senza nubi. Il marito presenta alla moglie una scatola oblunga: — Ecco la collana, che tu hai ben me- ritata, mia cara! Ella apre e manda un grido. Era una specie di lungo rosario fatto di 330 bot- toncini accuratamente infilati. — Tutti quelli — egli le dice — che in dieci anni tu hai trascurato di riattaccare alle mie camicie- Offesa, la moglie chiese il divorzio, ed il marito dovette continuare a riattaccar- si da sè i bottoni. Meglio un po' di ga- lanteria, osserva Puch sul « Journal de Genève » ricordando il tempo in cui i mariti ricchi offrivano alla moglie una perla all'anno, e la Bella Otero trovò la sua "elle ostriche servitele alla cena di una festa coronata.