CASORATI UN LIBRO NUOVO SU GIOVANNI AGNELLI La morte di Felice Casorati — avvenuta in Torino il 1" marzo — ha destato sincero compianto non soltanto nella nostra Città, poiché la fama dell'illustre Pittore era d'importanza europea. Un Mae- stro. L'Accademia Albertina di Belle Arti, di cui era Presidente, gli ha reso onoranze degne con la partecipazione della cittadinanza. Negli Uffici della Direzione Stampa Fiat e nelle nostre pubbli- cazioni si conservano preziose im- magini dell'arte di Felice Casorati. Con amicizia egli volle farcene omaggio ponendo attenzione anche alle opere del lavoro. La Sua figura di uomo e di artista ha riempito decenni di vita torinese, continuan- do accrescendo una gloriosa tradi- zione cittadina di pittori e scultori insigni. L'ha accresciuta con i se- gni geniali di un'arte inconfondibi- le, la sua arte di grande Pittore. La scomparsa di Casorati è lutto di tutta la moderna arte italiana ed europea. Colpito nei suoi ultimi anni da dolorosa infermità, Egli dimostrò gran coraggio morale, sorretto sempre da un vivido ge- nuino spirito di artista, sentimen- to e pensiero creativi di bellezza. Alla Signora Daphne Maugham Casorati, al figlio Francesco, an- ch'essi pittori, le affettuose con- doglianze d'« Illustrato Fiat » con reverente omaggio alla memoria dell'illustre Maestro. Da un Album Fiat: La «Colata» impressione di Felice Casorati. I « Chi mi avesse detto, quando ero giovane, che un giorno mi sarei pre- cipitato su un libro non di poesia, non di narrativa, non di letteratura, non di critica d'arte nè musicale, ma su un libro di storia economica, e che l'avrei letto di un flato, così come al- lora leggevo Stevenson o Maupas- sant! ». Questo lo ha scritto Mario Soldati su « Il Giorno » recensendo il libro, uscito recentemente, di Silvio Pozza- ni: «Giovanni Agnelli - Storia di un'industria». (Casa editrice Nuova Mercurio, Milano). Infatti questo libro è un esempio pregevole di quella mo- derna letteratura, che attingendo alla storia dell'economia, del lavoro, della creazione industriale, ci dà ritratti di uomini e racconti di tempi che sanno essi pure d'avventura, d'immaginazio- ne realizzata. Questa letteratura sta prendendo piede anche in Italia ed il libro del Pozzani su Agnelli le dà un apporto cospicuo. Dice bene Mario Soldati augurandosi che lo leggano anche i giovani intellettuali di oggi. Silvio Pozzani non è un industriale, nè un letterato; ma è uno scrittore dalla penna felice, uno studioso di va- sta cultura, che sa informare e istrui- re facendosi leggere piacevolmente. Inquadra l'opera di Giovanni Agnelli e della Fiat nella Torino principio di secolo. Il « mito di Torino », costruito nei primi anni venti da « La Stampa » di Frassati e dalla « Rivoluzione libe- rale » di Gobetti. La Torino da Giolitti a Gramsci, da Agnelli a Gualino. Un mito animato dalla Fiat, dagli operai della Fiat come dai gruppi intellet- tuali francisants. Scrive il Pozzani nella sua dedica del volume: « Eravamo giovani allora e c'era gran bisogno d'agganciare agli esempi una vo- lontà disperata di anticonformismo e di attivismo. Poi, portato a Torino dagli eventi della vita, l'Autore ha potuto avere prova dalla propria esperienza di quanto Giovanni Agnelli poderose fossero le energie che nutrirono quel mito, di quanto profondo fosse il se- gno lasciato da esperienze tanto contra- stanti: per questo la Resistenza a Torino ebbe aspetti e valori singolari. « Adesso gli è parso di sdebitarsi dai suoi doveri verso Torino con questa bio- grafia del grande costruttore di un'indu- stria, che ha avuto parte determinante nella crescita e nella trasformazione della città; adesso che la Fiat — con Vittorio Valletta che continua l'opera di Agnelli coerentemente agli impegni di allarga- » mento della produzione e del mercato — è già tanto diversa da quella degli inizi da consentire ambizioni di storia ». Biografìa di Giovanni Agnelli, ori- gine e primi sviluppi della Fiat si ri- trovano in questo libro nei loro tratti essenziali già precisati nel volume « I 50 anni della Fiat » edito da Mon- dadori nel 1951; ma l'interesse nuovo di questa opera di Silvio Pozzani sta nel tono di ambientazione dei fatti e delle notizie, nelle annotazioni cri- tiche. « A Torino, sul finire dell'800, mette le sue radici l'industria dell'automobile. Ne emergerà, dopo una prima diffusa fiori- tura, un grande complesso industriale, la Fiat; si imporranno le figure di alcuni uomini, tecnici ed imprenditori, fra i qua- li, in primo piano, Giovanni Agnelli. Im- ponenti sono state le ripercussioni del- l'espansione di questa industria nella vita della città; la sua struttura economica, la sua composizione sociale e la sua stessa dimensione demografica sono state radi- calmente trasformate. Ma perchè l'indu- stria dell'automobile si è fissata a Torino e non in altra città, perchè Giovanni Agnelli ha primeggiato sugli altri? ». Per rispondere a questa domanda l'Autore ricostruisce l'ambiente econo- mico e sociale della Torino e dell'Ita- lia di allora, rievoca la tradizione to- rinese di scienza e tecnica, ed arriva a Giovanni Agnelli così: « Era passato attraverso la carriera del- le armi, e insoddisfatto l'aveva abbando- nata ancora giovane; era venuto a To- rino, dopo una breve parentesi di vita agricola, per saggiare i venti e gli umori del mondo degli affari e di quello dell'in- dustria. Aveva intravisto quale poteva es- sere il teatro della sua attività e della sua volontà di azione e di costruzione, ma non aveva avuto fretta. Seppe analizzare tutte le circostanze, farsi in concreto una esperienza, senza farsi stornare da avve- nimenti o da ambizioni di altro ordine, così che la scelta definitiva si inquadra in uno schema logico di concreti ragiona- menti. Nulla doveva andar perduto, anche quelle che erano state le occasionali av- venture, le prime esperienze a Verona su un vecchio motore a scoppio, le ore tra- scorse all'officina Storero, le discussioni al Caffè Burello, i primi viaggi all'estero per i confronti con quel che si faceva altrove, le stesse prime prove sportive, a non considerare quell'attitudine a con- durre, a comandare gli altri, che qualche volta può essere il positivo frutto del no- viziato militare ». La conclusione del libro di Pozzani è sostanziale ed insieme commovente: « Le leggi della organizzazione sostitui- scono le spinte d'intrapresa; ed ecco per- chè Vittorio Valletta, continuando e svi- luppando l'opera di Agnelli, insiste nel- l'organizzazione; ecco perchè stabilisce una identità tra organizzazione ed effi- cienza economica dell'azienda... «... Se accostiamo la guerra, il crollo della dittatura, l'occupazione straniera e codesta evoluzione di rapporti organizza- tivo-aziendali, gli ultimi anni di Giovanni Agnelli assumono un tono patetico. Nella bella villa di Villar Perosa, soltanto fisi- camente lontano dai suoi stabilimenti di Torino, egli può ripercorrere con compia- cimento le tappe superate: dalle discus- sioni sportive e dagli entusiasmi tecnici del caffè Burello alla prima fabbrica di Corso Dante, e poi il Lingotto, Mirafiori e tutto il resto. E' una costruzione enor- me, gigantesca quella che egli può ricrea- re nella sua immaginazione. ... Ma cadono i contorni tradizionali di un mondo tra- dizionale, cambiano i rapporti con gli uomini, si modificano gli sbocchi di pro- duzione... Qualche volta, nell'uomo che ha creato quell'impero industriale affiora una punta di amarezza : " Da quarant'anni sono assalito dal dèmone del lavoro — confida l'Agnelli a un amico, pochi giorni prima di morire — non ho mai fatto altro nella mia vita. Ora, che sono giunto al termine della mia giornata, mi domando se non fu un errore ". Ma gli basta tor- nare col pensiero alla sua creazione, al risultato grandioso dei suoi quarant'anni di lavoro, per scacciare ogni melanconia. La sua vita è stata piena, ampiamente positiva, anche se ad altri spettano ormai la responsabilità e il peso di operare. Ar- riva così la fine in un inverno duro, con gli stabilimenti paralizzati dalle rovine e dalle penurie di rifornimenti: è il dicem- bre 1945. Si chiudeva per la Fiat un'epoca. Ne cominciava con gli altri un'altra ». Un bel libro, degno dell'alta figura dell'uomo che illustra. 3