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al nome, e non quanto al fentimento, la quale è quella di coloro , che facendo torto ad altri, fanno ingiuria a se fteflì.	.
<i. Ma perchè il fopportare le ingiurie è a un .certo modo ricevere carico ' il quale se non fu nell’ atto dell’ offefa, è almeno nell’ animo dell’ offenditore: perciò è avvenuto, che non fi propulfando quelle offefe fi rimanga con affronto, che e fpezie di carico.	, ,. •	\ j-
Quelle offefe, e quelle maffimamente, che fono dubbie, e pero di mezzo tra le multe, & ingiulte ( come quando tu dica d’ avermi offefo con ramane, & io che nò ; od’ averlo fatto per le debite maniere , & io che nò*3) pare che debbiano elfere ributtate dall’offefo. Come maggiormente
pare eh’ egli abbia da fare ogni opera con ogni eftremo conato fuo per difgravarli da quei, che fono propriamente carichi, quali abbiamo dimoftrato di fopra.
53.	Ma perchè vi è anche da dire in contrario, prima che facciamo il trapalfo alle materie de’ rifentimenti, co’quali vengono a rintuz'zarfi. tutte le offefe, è forfè bene, che veggiame, se quelli fcarichi fiano ne-celfarj, & onefti,e infino a che fegno.
54.	L’opporli alle offefe per fola difefa noflra è lecito , quando fia per gli debiti termini : il che non può avvenire se non in fui fatto medefimo, ficcome il. rifentimento , che fegue dopo il fatto , non è altrimenti permeilo dalle leggi. Et affinchè procediamo ordinatamente, parleremo prima della giulla difefa, nella cui efplicazione faremo conofcere , quando veramente noi ci dobbiamo difendere; e dipoi tratteremo dell’altra difefa, che ancora che illicita per legge umana, e divina, fuole però aver luogo tra Cavalieri, & uomini d’onore.
55.	La licita propulfazione dell’altrui violenza è una difefa naturale, necelfaria, moderata, contro a chi ufa la forza fenza l’autorità d’ ufarla; e 1’ ufa o contra noi, 0 contra i nollri, 0 contra le cofe noftre.
5 di Licitamente propulfiamo quella violenza per ragione non folamen-te civile, ma ancora- canonica, e divina. Chiamali difefa, perciocché se ben’ io difendendo me, offendei!! chi m’affalta, farei quello con prefuppo-llo principale di difendermi, e però quell’ atto non verrebbe fotto l’appellazione d’ offefa.
57. Et è naturale quanto all’ animo, ficchè colui, che ributta la violenza, abbia riguardo non alla vendetta, ma al pericolo della vita propria, che ogni animale cerca di fchifare. Altrimenti fi farebbe contro alla legge divina, la qual vuole, che fi lafci a Dio la vendetta, nè però proibifee la difefa naturale.- Onde fono fuori di propofito tutti i luoghi della Sacra Scrittura, che i Dottori adducono, perciocché riguardano il rifentimento deteilabile. nella vita perfetta, che noi facciamo nella imperfetta, per non reftare inferiori: il che tende al vendicarti. Ma se noi dobbiamo amare, e difendere il proffimo noilro, ben dovremo fare altrettanto per noi iteffi : tanto più che pare, che chi contra raffione fi lafcia -uccidere, incorra quafi nel peccato medefimo, che s’egli fi^ccidelfe.
56.	E anche difefa necelfaria, quanto al fatto, donde appaja, che noi
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