Poesia E i b. IV. Del Conte .Angelo Sacco, Mio Dio, quel cuor, che mi eresile in petto, Per l’immenfo Amor voilro è angufto e poco; Nè può in career sì breve , e sì rifiretto Starfi tutto racchiufo il voilro fuoco. Pur, che pois’ io , fe all’ infinito oggetto No è in mia man di dilatare il loco? Più vorrei : più non poffo. Ah mio Diletto Voi , per voler , Voi per potere invoco. Più vorrò , più potrò , fe Voi vorrete. Ma poi che prò? le ì voilro merto eccede D’ogni Voler, d’ogni Poter la mete. Deh me guidate alla beata Sede , E colafsù di ritrovar quiete Il mio Poter nel Voler voilro ha fede. E per gli teneri , e per gl’ ingegnoji affetti , che qui fono con felicità > parmi queflo un Sonetto nobile , efori e, e /penalmente nè due Quadernari , Poiché nè Ternari non fo , fe alcuno poteffe deftderare, che /’ Ingegno fi fojfe fermato meno a lavorare } cioè a concettttet^are apertamente fu quel Volere e Potere . Non cosi facilmente fi potrà convincere di ingiuflitffa queflo def derio , ficcome per lo contrario farà del pari difficile a convincevi chi terrà opinione diverfa intorno a quefìi medefimi concetti. Certo in loro fi truova il Pero ; e folamente potendoft difputare del troppo , o non troppo fìu-dio ed ornamento , ognun può credere di aver ragione ? perchè è impoffìbile l' ajfegnare , fin dove , e non piu oltre , fi efìenda in certi cafi la giurifdi-■gion dell’ ornare, 215 Di Carlo Antonio Bedori . SE della benda , onde mi cinfe Amore , Qualche parte Ragione agli occhi toglie, Ben feorge 1’ Alma il mal feguito errore, Che al periglio mortai guidò le voglie. Quindi mia Volontà fovra l’orrore Del precipizio aperto i voti feioglie ; E volto al Ciel , di fe pietofo il Core Gli erranti fpirti in più Ioipiri accoglie . Ma cieco io torno a i vezzi ufati intento, Quanto d’inganni pien , di Ragion icemo: Sci del Saggio pentirmi ho pentimento . E sì di mia follia giungo all' eftremo, Che fe al periglio il vicin fcampo io fento, Amo il periglio, e il vicin (campo io temo. Mi