208 Della Perfetta Di Francefco Redi. LUnga è T arte d’Amor, la Vita è breve, Perigliofa la prova, afpro il cimento, Difficile il giudizio ; e a par del vento Precipitofa l’occafione, e lieve. Siede in la Scuola il fiero Maftro, e greve Flagello impugna al crudo ufizio intento ; Non per via del piacer, ma del tormento, Ogni diicepol fuo vuol che s’ alleve . Mefce i premj al gaftigo , e Tempre amari I premj fono, e ira le pene involti, E tra gli iìenti, e Tempre fcarfi , e rari. E pur fiorita è Tempia Scuola, e molti Già vi fon vecchi ; e pur non v’ è chi impari : Anzi imparano tutti a farfi {folti. Gentiliffima riefce i entrata di quefio Sonetto per lo buon ufo deli A-forifmo d Ippocrate , Con rara focività , con chiarezza continua , e con pari leggiadria fi conduce maefirevolmente Ì allegoria , e tutto il Componimento , fino al fine . Ha il quarto ver fio un bel vezzo dal fuon delle parole, corrifipondente ali intenzione del Jenfo ; e la Chiufa inafipettata mirabilmente s attacca al refio del corpo , Noi paragono ali antecedente del Petrarca , bufandomi di dire , che quefio nello Stile mezzano mi pare uno degli ottimi. Di Gabriello Chiabrera. I, r | ' Ra duri monti alpeftri, I Ove di corfo umano (/?) Neffun vefiigio fi vedeva impreffo ; Pe' lentier più Tìlveftri Giva correndo in vano Diftruggitore acerbo di me fteflb. Dal gran viaggio oppreiTo Io movev’ orma appena , Affaticato , e fianco ; E nell’ infermo fianco A far più lunga via non avea lena; Tutto aifetato , & arfo , Di calda polve, e di fudor cofparfo . IL Quando foaveraente Ecco a me fe ne viene Amato rifonar d’ un mormorio . Volfìmi immantenente ;