44 D E L L A P E R F E T T A talvolta in parlando fi fan de i verfi. E perchè non polliamo noi dire il , medefimo delle Rime, molte delle quali fenza badarvi a noi pure ca o-no di boc ca ne’ ragionamenti vicendevoli ? Certo e , che i Tranze 1 non pongono mente a quello fcrupololò riguardo ; e credo, che le Tragedie loro fenza sì fatto ajuto piacerebbono molto meno . Ma venendo al malhccio della Tragedia , cioè alla collituziene della Tavola, al Còlìume , alla Sentenza , e alla Tavella , parti di Qualità nella Tragedia, egli è necelfario d’ aver fempre avanti agli occhi ciò , che Ariftotele, i fuoi Sponitori, ed altri valentuomini Maeilri della Poetica in quefto propoiito hanno diffufamente fcritto. Col filo, eh’efli ci hanno lafciat o , potrà ficuramente fatai viaggio . Agl’ infegnamenti loro fi vuol congiugnere 1’ attenta confiderazione de’ migliori efempj , cioè delle Tragedie più perfette, ò per dir meglio men difettofe , che finora fi fon polle alla luce , fludiandole, e imitandole, e quel che più importa, fee-gliendo il meglio da ciafcheduna d’ effe . Molte ne ha degne d’ effer lette la Grecia, alcune il Linguaggio Latino , altre ha V Italiano, e altre an- cora il Tranzefe . Ancorché innumerabili fieno i peccati, che poffono com-metterfi nel comporre una Tragedia , pure non sì agevolmente peccherà chi ben pofftede le Regole, e guida le Opere de’ migliori Poeti. Eleggerà coftui argomenti illuftri, nè fi perderà a volergli inviluppar di fover-chio ( vizio ufato del fecolo feorfo ) acciocché mentre fi cerca il molto Maravigliofo , non s’inciampi o difavvedutamente, o per forza nel poco Vetifimile^ e non convenga feiogliere fenza decoro tanti nodi fui fine. Qui più che altrove s’ ha da mettere in opera la grand’ Arte di fvegliar gli affetti; nel che parmi, eh’Euripide fia fuperiore agli altri antichi Tragici (à). Il voler nella Tragedia {blamente parlare all’ ingegno , o fia all’Intelletto con bei fentimenti, con. ingegnofi, e raddoppiati intrecci, fianca 1’ uditore , e il fa talvolta dormire. Bifogna affatagli il cuore , muovere le fue paffioni ; e allora potran le Scene prometterli una collante attenzione, un plaufo-comune. Appreffo per quanto ha poffibiie fi debbono rigorofamente offervare le Unita d’ Azione , di Tempo, e di Luogo . I Soliloqui eziandio non pajono oggidì molto lodevoli ; ed è certamente^ da fuggita 1’ ufo loro , quando non isforzi qualche neceffita , po-fciache fi fono introdotti i Confidenti, gli Amici, ed altre perfone , alle quali fi racconta ciò, che una volta fi farebbe fpoflo in un Soliloquio. Che una perfona parli fra fe fteffia con voce alta, è fempre un’ Inverifi-mi e , tollerato pero dalla Scena con altri di quella fatta , per far’ inten-eie 3go Aleoltaoti ciò, che rumina in fuo cuore quella perfona, come ancor ì a negli a parte. Ma quando quello Inverifimile poffa fchivarfi, otti- Jìano Lib X dn5n ì Eur‘P1^ fia fuperiore agli altri antichi Tragici . ) Qninti- tf Sofocle J"— lndT̰’. chi fia Po£ta migliore , in diverfa¡firada dì dire, Hs oui rittferaticne ca'tl CS/ 78Hjna d EuriPiae: ln àfitàibus vero cura omnibus mirus, tum in } qui fattone confiant, fade fracas, & admirandus maxime efi. ,