C A S T E t V E « R 0 ; 41 li s’era, e non fenza gravi fpefe , ben fornito, avea purgato , e fup-plito le Storie di Giovanni Villani difettofamente flampate per ^addietro , e tuttavia bifognofe d’ ajuto » ( ficcome fpero di dar’ io loro un giorno ) ; e meditava di farne una corretta ed utile edizione: ma ancor quella fua fatica nel tempo de’ fuoi difafìri tutta perì . Dirò di più : meditava egli, e già la deliberazione era fatta, di fare (lampa-re tutti gli antichi Libri, e tutte le Memorie della Lingua Italiana,com-pofìe fino alla morte del Petrarca ; e fopra tutti quelli primi Padri della nollra Favella aveva egli fatto di molte fatiche , eflendofi a tal fine procacciato un buon corredo di vecchi tefti , raccolti da varie parti d’Italia , e avendo fìabilita un’ Ortografia collante e ben regolata fecondo il parlare de’ Secoli d’ allora . Ma fopra tutto impiegò egli gran tempo intorno al Novelliere antico, con averne raccolto a fpiegato le parole tutte , o feure , o non intefe da altri , e aggiunte le loro Etimologie : fatture tutte, che in un momento gli vennero meno nel ficco di Lione . Abbiamo anche a lui obbligazione delle prima (lampa fatta in Venezia da i Giunti della Cronica di Matteo Villani ; perch’ egli , ficcome ne fa fede il Porcacchi, loro ne inviò un Tello antichiffimo , di cui fi vallerò : e forfè egli fece quello ad ifìanza di Paolo Manuccio i perciocché nel lib. I. delle fue Lettere Volgari , fcrivendo quello valentuomo al Callelvetro, gli dice d’ aver© intefo, che in fua mano erano le Ifiorie del fuddetto Matteo, le quali per quello egli {limava più , ficcome perfuafo , che fra fuoi Libri cofa vile non potea elfere ; e però il pregava di volergliele lafciar vedere , e di contentarli , che fi deffero alle (lampe . Parimente com-pofe egli un Trattatello intitolato Parere fopra l' ajuto che domandano i Poeti alle Mufe, fponendo in tal congiuntura alcuni fuoi penlamenti intorno a certi paffi de’vecchi Scrittori s e mofìrando, che alcuni di quelli gli erano fiati rubati da Alberto Acarifo, da Bartolomeo Riccio, e da Giovam-Battifta Pigna. Preffo di me fi conferva fcritta a penna quella fua Operetta. Finalmente negli ultimi Anni della fua vita la-fciò feritte alcune fue Lezioni e Spofìziom fulla Rettorica ad Biennio , intorno al cui Autore tuttavia fi difputa fra gli Eruditi ; e quella fua Opera, quantunque imperfetta, e certo non limata da lui , fu creduto poi intcreiTe del Pubblico il darla alla luce affaiffimi Anni dopo la morte fua , cioè nel 16%$. in Modena. Se poi come in Profa, così in verfi Volgari s’ efercitaffe , e con egual fortuna , 1’ ingegno del Callelvetro , io noi lo dire. Di vero alcuni Sonetti anche anticamente portarono il fuo nome , e il celebre Abate Giovan-Mario de Cre-fcimheni nella fua Iftoria della Volgar Poefia ne rapporta uno; ma, io non oferei entrare mallevadore , che foffero parti tuoi. Quello eh 10 fo, è che avendo Anfelmo Giaccarello nel 1551- fenza fàputa del Ca-fìeìvetro, fiampato in Bologna un Sonetto fotto nome di lui in ri-fpofta ad uff altro di Madonna Lucìa Bertana Gentildonna Modenele e Poeteffa, egli il coftrinl© a cancellarne il ino nome . Nè già luo»