AL CLERO. 23t loro con ferietà, c iftantemente ancora V impon-go. Altro non però è refler pulito, altro è l’eflèr vano. Anche colla modeftia può far lega la pulitezza > infin colla povertà può efla trovarli purej accompagnata ; ond’ è , che anche i Clauftrali più ruvidi poflòn ben comparire poveri sì, ma puliti. La vanità non però non può mai convenire colla.» modeftia, nè colla povertà può eflèr compagna^ , perche non può mai comparire tra’ cenci il fallo, e tra le abbiezioni non fa durar 1’ alteriggia,. La_> pulitezza dunque, che manteniamnoi in noi ftcf-ii, ci rende grati a chi con noi tratta, la vanità ci rende odiofiy la modeftia ci moftra amabili a chi con noi converfa, la fcompoftezza ci moftra ab* bominevoli ; la gravità fenza contegno ci fa venerabili a chi a noi lì avvicina, l’altierezza ci fa e lo lì. San bene, miei Dilettiffimi, fan bene i Laici, che dove è modeftia, ivi èfpirito, ivi è virtù , ivi è Crifto. L*an letto in S. Gregorio Nazianzeno; Ghriftus eft , modeftia quoque eft. E perche in noi 1Z* deve fempre eftèr Crifto , perche Crifto tutto dì abbiam tra le mani,Crifto abbiamo in bocca,Crifto riteniam nel cuore ; fe eglino ci veggion vani, fcompofti ? immodefti argomenteranno , che-, noi farem fenza Crifto. E argomentando così, qual rifpetto potranno avere per noi ? qual venerazione ? qualamore? Ah miei càri, lafciain pure al leccio cotefte vanità , che non fon per la Chie-fa Rateiamole alfe Corti, e non vogliamo intro- durle ancor tra gli altari. E fe mai noi leulammo , quando per anche eravamo tra* Laici, ora noiu però che Caino tra’ Santi, deh lafciamole, abbordiamole, calettiamole. Anzi dovremmo beiu ver-