AL CLERO. 261 batata fantafia ,ficche le fpezie non perseverino ancora nel fonno, e nel? ofcenità de’ fogni non.» cagionin pur’ anche laidiffime illufioni ? E dovendo poi nel mattino avvicinarfi a’ fagri altari, è convenevole alla fantità di quelli, comparire in-» efsi coll’ animo perturbato da immondi fantafmi, e col corpo imbrattato da difonefte lordure? Mundamini qui fertis vafa Domini, fu detto a’Leviti deli’Eaù p; r. antica legge per Ifaia; e fu replicato a’tutti voi, nel II,J prendere il fagro ordine del Diaconato, da chi a quello già vi promofle . Ma fe tanta è l’impurità , quando entra (blamente per gli occhi, che farà poi quando entrerà ancor per gii orecchi ? Voglio dire , che farà ne’teatri, ove fi vede, e fi ode, ciò, che vedere , e udir non fi può , fenza rifentimento del decoro, e fenza offefa dell’ oneftà ? I Principi, che v'intervengono per convenienza, pure vi fan miracoli di virtù ; e’1 taprete da Teodofio Impera-dore, il quale, nelle apparenze di maggior vaghezza , Iblea ferrar le pupille, per mortificare la curiofità, non vedendole . E gli Ecelefiaftici, che non vi debbono intervenire per obbligo , vi acqui* fteran tracolli alla virtù ; onde quella, o vi refti trafitta,© fe ne ritorni ofcurata? Reftò invafata una Donna, nel mentre che flava in un teatro, a’ tempi di Tertulliano ; e dimandato il Dimonio, perche ardito avelie d’impoffeflarfi di quella mi-tara creatura ,così rifpofe, in meo illam inveni. E ardiranno gli Ecelefiaftici, che fon’ uomini ffelLu cafa di Dio, intervenir ne’ teatri, che il Diavolo infin li chiamò cafe fue, e luoghi di ftia gìuridizio-ne. E sì v’intervengono, che non è torneo, non è comedia, non fon mafeherate, non fon giuochi, non