al clero: gli obblighi, che ad&mpifte. Moftratcmi, come fotte portuali ai Coro , a cui eravate tenuti, o p-J legge,o per confuetudine; come offervanti de’fa^ri canoni, degli ttatuti diocesani , e delie finodali co-ftituzioni ; come modelli in Chiefa, compatti in piazza , religiofi in cala . Se in gioventù faticafte, ora è dovere, che ripofiate.Ma perche npofar lem-pre, quando non faticafte mai ? Fotte lungo tempo nella Chiefa, ma non vi velie alla Chiefa, fednon vixit , dille Seneca di un vecchi o di anni ma neppur giovane di virtù. Volgianci ora a’Giovani. Ora è il tempo del voftro travaglio ; ora fi promette da voi la Chiefa fervigi, ajuti, afsiftenze; ora potete, e dovete fervida co’fudori, coll’inchioftro, e col langue . E perche dunque a tùtt’ altro fi penfa , che alia Chiefa, a cui liete obbligaci a fervile? Non fapete, che la gioventù nell’ozio è una beftia la più fiera di tutte le belve più feroci ? Imparatelo dal Gri fottomo , fe noi fapete ; Otìofà ju wntus in ludis, Chryfoff. converfatiombus , curiosate, tumultibus educata , umni in ferocijjima beflia immanior eft • Io non veggio mai alcun libro nelle voftre mani,da cui pofsiace apprendere a regolare e’I voftro,elaltrui vivere; non veggio alcun pattò delle voftre piante , ordinato alla frequenza della Chiefa, in cui fperate,e della Scuoia, da cui fuggite; non veggio , che da voi fi trattino acqujftì di anime, elempj di virtù, tefori di feienze. Non vo pattare più oltre, perche temo di dir troppo , le ben forfè con venta , pur nondi men con vergogna , non men ai me, che il dico , che di voi, che fafcoltate. Dico fittamente, che apprendiate il regolamento di vottra vita dal capo della nottra Chiefa, fi 2 Giesù j