Sopra l Epiftola. /iegrotauìt E^e chiasme. J parte moftrò Iddio ad Efaia, celò qucft’altra. Non fù dunque ingannato Efaia, perche vide quel, ch’era vero in effetto, cioè, eh’ egli era uenuto al fine della vita naturalmente?Non ingannò il Re, perche non Ceppe, fe non quel, ch'egli dille , che qgli credca. Coll guenne-di Giona, Iddio gli moftra Colo quella parte del libro Cuo. foan.p eAdhuc quadraginta dies, & Mjniue fubuertetur. Non gli fcuopre il roue-feio, che Niniue farà penitenza, cfaluaraffi. Va il Profeta, e dice quel ch’egli sàdaDio, Adhuc quadraginta dies , & Ninive fubuertetur. E' ingannato egli, ò inganna altri ? Si efl error, à te decepit fumus eDo-mine. Iddio non ha ingannato lui, dunque nè egli inganna Ni-niue. Parti difficile quello f difficililfimo dirai, perche io dirò, che» non era nel libro di Dio, che Ezechia morirebbe, che Niniue perirebbe, perchelddio non preconofce, fe non il vero, quel che farà non feguì quello effetto, nè in l’vno, nè in l’altro, dunque i profeti non l’irebbero dalla ^iuina prefeientia ; anzi^ì. Non pre-conobbegià Iddio ; che affolutamente rvno.doueffe morire, l’altra diftruggerfi, pèrche fenz a fallo farebbe ftato^cofi. ‘Efeque enim falli, poteri Deus, ergo qua viditab fai ut e futura effe, erunt; non dubitar di quello, Mapreuidc, che per le caufe naturali douea morire il Rè, per li meriti diftruggerfi la Città,quando Cepperò i profeti,non piu.Sep pe ben Iddio, che lapenitentia, e l’vno della morte, e l’altro dall’ eccidio preferuarebbe, maferbòa fe quello Cecrcto il Signore, c fece alfplutamente minacciare ad Efaia, & a Giona, accioche con quella fcntcntia, Aforieris, & non viues, <_Adbuc quadraginta dies, & Niniuc fubuertetur, metteffero maggior terrore; onde poi più larga fi conofccffe la copia della fiaamilcricordia.Intcndctc quelli beipaf fi ? Non fi poffono efplicar più facilmente, più breuemente. Ecco la conclufionc in due parole. Il configlio Cecrcto del conciane di Dio, era di perdonare lafcntcntia publica di punire. Sententia prodita esi prophetis, & mutata efl, latuit autem, fletitque cenfilit-.m. Con-fdium meum flabit, & omnis voluntas mea fiet, diccua egli. Èfl errimi Deus verax, Omnis autem homo mendax i ‘Dominus exert ituum decrevit, & Efaia.^y. quis poterit infirmaro ? Ego Deus, & non mutor , Ma la lententia fi mu- Rom.;. ta bene. Tfpuit Deus mutare fententiam , fi tu noveris mutare propofitum . E vi bada quello. Ma che fece il Rè Ezechia , quando vài sì gran A a ac L3' Profeta, che non potcua mentire, annonciargli lamorte ? Che hauerebbe fatto quel federato Achab ? perche Michea gli predif- ,RcgIIe fe,che perderebbe la vita, fefaceua battaglia, lo impregionò, gli diede delle guanciate, lo fatoliò di opprobrij, Io fece foftentar col pane della tribulatione,& con l’acqua dell anguftia.O impio,òini-quoPrencipe.O quanti Achabfi trouano hoggi al mondo,ma non fi troua già pur vn Michea. Non fece dunque coli Ezechia, credette alle parole fue, cominciò adilponerfisa piangeri peccati fitoi;£f vertit fe ad parietem . Non uolfc eflèr veduto pianger, óc orare,