Genèf 7. Nume.;:.1 loan.j. Ioan.2. GeneQ. Nume.32. Soprattuangélìo, Duttws eft lefus 3 &c. j j / A feritala rouina di Nininc quaranta giorni. In quaranta anni fùedi ficato il Tempio. Che fio io a diredi quefto numero ? Quaranta •ièttimane flette Chrifto nel ventre di Alaria Vergine. Quaranta dì in Bethlem prima, che fi offerifle al Tempio. Quaranta meli predicò l’Euangelio fuo . Quaranta horc giacque nella fepoltura. Quaranta dì doppo che rifurfe, afeefe in Cielo, Non è dunque gra cofafe digiuna quaranta dì, ne più, nè mcno.Os'iohaueflìtcm- Lcmt.it. po, che cofa direi di quefto digiuno quadragenario , di quefte quattro decadi, fortezza inefpugnabtle della quadratura delmon do. Le parti aliquote di quefto numero quaranta, che fono fette, - nè più ne meno, l’uno, il due, il quattro, il cinque, Tottauo, il de-" cimo , il vigefimo , fe tuie congiungi infieme, fanno quel fa rito, cfacro numero di cinquanta, numerodi remiflìone, numerodi libertà, numero dclgiubileo, numero di gratia, numero dello Spi ritofanto. Non vedetevoi computando tutti, venti, e dicci, & otto, trenta otto ; e cinque quaranta tre, c quattro quarantafette, <&.due quarantanoue , & vno cinquanta-? E quefte fono.lefiie parti aliquote fole,che replicate in fe fteflo fole fanno quaranta. Vno replicato quaranta volte, due venti, quattro diecc, cinqueotto, otto cinque, diece quattro, venti, due. Oche mifterioè quefto, Roma. Se tu digiunerai quefti quaranta giorni di Quarefima, fa-lirai al numero quinquagenario, ti faranno rimedi i peccati ,ti fia redimita la libertà primiera, ricetterai le diuine gratic, parteciperai idiuini Charifmati.dello Spirito fanto, & all’ultimo giubilerai con gli Angeli, nel reame del Ciclo . Cum ieìunafìet ergo quadraginta die M»tth.4. bus, & quadraginta nofiibus, poftea efurijt. La fame doppo il digiuno, fcoprìl’aguato , l’infidie del fuo riuale, del tentatore. Eradifpcrato Satanaflo della vittoria, mentre durata il lungodigiuno dtChri-flo, parea che non fi conueniflè all’infermità humana, ma alla virtù diuina il digiunare tanto tempo fenza hauer fame. Però non ardì mai d entrar feco alla pugna, come venne la fame, che però gli venne, perche volfe, ma Satanaflo non fen’auuide, fi feoprì il D tentatore, gli fi rinouò la fperanza, deliberò combattere, pensò di vincerlo , fi veftì d’arme, prefenroflì allo (leccato, volfe entrar alla guerra. Quanto gli farebbe flato meglio vna bella ritirata ( fe però bella fi hauefle potuto dimandare, eflendo egli folo auttore d’ogni bruttezza) aflalendo prima colui, in cui non haueua ragion alcuna, perdèogni ragione, chehaueua ne gli altri. Poi sì vituperofa-inente vfeendodi gioftra, diede animo per fempre a tutti i Chri-fliani contradi lui. Quello è il fine fempre d’ogni fuperbo, deflere indi humiliato, onde cerca effaltarfi, d’eflcr prefo al laccio, che egli apparecchia ad altri. Inlaqueo fub humiliabit eum, dice Dauid. P/-a] ? Incidit in foueam , quam fecit. Superbum femper /equitur humiliatio- Ai- prOuc. 13. cedens ergo tentator, dicel’Euangelio. Ben tcntator di nome, edi I 4 cftct-