prefazione XXXVII di guerra nei campi di concentramento), la convivenza famigliare, per es., tra genero e suoceri, sotto lo stesso tetto quando, anziché essere determinata da simpatia ed inclinazione, è causata da ristrettezza economica, sogliono acutizzare conflitti latenti e far spiccare, e talora addirittura scattare, forti incompatibilità di carattere. Il Semmel stesso ha sollevato il problema dello straniero vivente in mezzo a noi: «L'assieme di prossimità e di distanza contenuto in ogni rapporto tra gli uomini, è giunto, nello straniero, alla sua constellazione più succinta in quanto che qui la distanza psichica che intercede tra noi e lui, significa che la persona vicina è lontana, mentre l'essere egli uno straniero (das Fremdsein) aggrava in noi la sensazione della sua vicinanza fisica » (1). La vicinanza che è uno dei coefficienti più forti dell'ambiente, può essere, e nella maggior parte dei casi sarà, un fattore di assimilazione, ma può anche essere o diventare un fattore di dissidio, dato ohe non sempre la vicinanza è causata da affinità, e che non sempre la genera. E diremo ancora che una popolazione molto fitta, molto densa per quantità, permette, anzi, favorisce l'isolamento e la solitudine (2), per cui chi desidera passar inosservato o vivere la sua vita secondo i proprii gusti, non dovrà già recarsi nelle città minori, o nei villaggi, ma nelle grandi metropoli (3). Importanti assai sono le numerose e ben ponderate indagini fatte dai sociologi americani sul vicinato, sulla strada e sul quartiere e i rapporti sociologici che vi intercedono tra gli abitanti (4). Risulta da questi studi una fortissima tendenza verso l'omogeneità di razza e l'ermetica chiusura di fronte alle razze considerate inferiori; ond'è che quando un negro o un cinese riescono a comperare una casa in un quartiere elegante, i prezzi delle case nell'intero (1) Simmel, Soziologie, ( Untersuchungen über die Formen der Vergesellschaftung), 2a ediz. pag. 509, Duncker und Humblot, Monaco di Baviera, 1922. (2) Questo processo è stato analizzato da Jules Komains in un romanzo quasi privo di trama, intitolato Mort de quelqu'un. Un vecchio macchinista pensionato ferroviario muore a Parigi: in uno di quei grandi casamenti da molti piani, dove vi ha un portinaio, molte famiglie, un mondo di gente che discorre, agisce, vive. Nessuno nel casamento s'è mai accorto di colui: o se sì, lo ha appena e con indifferenza notato; ma il giorno in cui il portinaio lo trova morto nel suo letto, tutto il casamento è sossopra, e non si parla che di lui. Ieri, niente; oggi, tutto. Fervore di discorsi tra le donne; interesse e curiosità nei bimbi; un brivido di preoccupazione in tutti. Il casamento, ieri confuso con gli altri della via, del quartiere, di Parigi, balza all'improvviso : per opera di quella morte che è andata pure a cadere sulla figura più insignificante e più in ombra di là dentro. (3) Cfr. su le désert de la foule, per es. a Parigi, Chateaubriand, Mémoires d'Outretombe, vol. I, pag. 152, Meline, Bruxelles 1849; Georges Sand, Les promenades dans Paris. La rêverie à Paris, nel Paris-Guide, Lacroix, vol. II, 1867, pag. 1197; Charles Péguy, Notre Paris, in Cahiers de la Quinzaine, 3e cahier de la VIIe série, pag. 28. (4) N. S. Shaler. The Neighbour, Chicago, 1921; cfr. anche i cenni blibliografici sul problema in questione, in Pitirim Sorokin, Contemporary Sociological theories,