4 IL MONTANARO IL PROBLEMA MONTANO ila Maio con decisione e un Camaldoli, sono sempre evita- Goffredo Colombani su « IL MONTANARO » del 15 gennaio scorso ha esposto giuste considerazioni sul problema montano, e, facendosi eco di alcune tesi circa le cause delle alluvioni e. dello spopolamento della montagna, avanza dubbi che sono in contrasto con le direttive e con le convinzioni comunemente accolte e conclude confermando il principio ohe il bosco, ben coltivato e ben vestito, pur non essendo il toccasana del malanno delle inondazioni, è, tuttavia, e sarà sempre, un moderatore potente per l’acqua che cade dal cielo e scende dai monti, ed e-sclude ohe i vincoli forestali e le pene che la legge fissa per punirli rappresentino un aggravante del fenomeno dello spopolamento. Avremmo voluto che le affermazioni del Colombani fossero più energiche e^pìù coraggiose, perchè la lunga esperienza nastra ci ha insegnato ohe la risoluzione del problema montano ha bisogno di sostenitori duri, decisi e testardi, altrimenti non si giungerà mai ad ottenere riforme radicali a definitive che modifichino profondamente Fattuale situazione. * * * bili, e, in molte località, vengono evitate. * * * Occorre, piuttosto, impedire (e questo non si è voluto, nè saputo fare) anche i tagli eseguiti con vecchi metodi antieconomici e pericolosi, che scoprono tratti enormi di suolo esponendoli all’azione dell’acqua delle piogge, che scende violentemente ail basso con gli effetti ohe tutti sappiamo. Il taglio a raso, in uso nella gran parte delle nostre foreste, non dovrebbe mai essere autorizzato, in nessun caso, anche quando sembra non possa recare danno. Dove è stato abolito, di alluvioni e di franamenti non si parla più. E’ dimostrato, in base a lunghe esperienze, delle quali ha dato conto anni fa il defunto e rimpianto Dott. Federico Salvatore in un suo diligente studio, che il taglio cosidetto a scelta avvantaggia anche la produzione, aumentandola in una misura da valutarsi fino al 25% circa. Perchè questo costume nbn viene diffuso o anche addirittura imposto? « * » gano per cento e hanno intascato per mille. A perderci è sempre l’Ente proprietario, che non ha mai nè i mezzi, nè la possibiltà di controlli efficaci e redditizi. L’opera persuasiva e, direi, educativa menzionata dal Co-lomfoani è certo doverosa ed utile, ma non deve escludere ¿1 rigore della legge, tanto più che il rigore stesso viene esercitato non a carico del povero boscaiolo, ma deH’impresario-, che, tante volte, non vede neppure il bosco, ma si limita a goderne i leciti e gli illeciti benefici. » * * Non insistiamo su quanto altro, con evidente e sicura competenza, ha scritto1 il Colotnfoa-ni. I suoi consigli sono indubbiamente saggi e pratici, anche se formulati, forse, con accentuata comprensione e con grande bonomia. Vogliamo, però, aggiungere che chi attribuisce lo spopolamento della montagna a cause come quelle citate e contro-battute dal Colombani, non conosce evidentemente la realtà della vita montana e trae pre- testo da particolari e secondarie circostanze per spiegare un fenomeno che ha ben più profonde origini. Per legare il montanaro ai suoi paesi occorre equiparare la sua vita e 1 suoi diritti a quelli degli abitanti del piano, e far in modo che egli, riferendosi alle sue tristi fatiche, non debba esclamare melanco-nicamente: chi me lo fa fare? Bisogna parlare di giustizia sociale anche per i montanari, e non soltanto per gli operai e per i braccianti! Fino a quando il montanaro dovrà pagare tasse altissime per terreni quasi sterili, i cui frutti non compensano neppure il lavoro che esigono, o per case ohe danno redditi esigui; fino al giorno in cui mancherà dei servizi pubblici essenziali anche alle più modeste esigenze; fino a quando non avrà strade (e spetta alle Provincie e allo Stato a procurarle e a mantenerle), servizi postali, telegrafici e telefonici, possibilità di commercio; fin che non avrà scuole ed asili come in tutti i Comuni del piano, lo spopolamento continuerà e si accentuerà! Dategli quello tihe hanno tutti gli Italiani, come è giusto, ed egli non cercherà altro: continuerà allora tranquillo ad essere il cittadino più disciplinato e più affezionato alla Patria, per la quale, noi sappiamo per prova, porta nel cuore un grande amore. D. NESPA quella destinata a « travame a-: sciato» (me. 59.000), di circa' il 3% quella destinata a «tutti, gli altri assortimenti » (me. 83.000) . Per le latifoglie risiul-l ta diminuita del 9% la massa legnosa destinata a « traverse ferroviarie» (me. 108.000), mentre è aumentata del 20%, quella destinata a « tondaime da sega » (me. 234.000) e de! 10% quella, destinata a « tutti gli altri assortimenti » (me, 263.000) . Le utilizzazioni di legna da ' ardere dime. 1.547.000 segnano una lieve diminuzione di circa' il 3%; questa risulta più accentuata (13%) in quelle di le-gna destinata alla carbonizza ; zinne, valutate in me. 413.000, Nel trimestre ha avuto ter-i mine la raccolta di alcuni pro-i dotti non lagnosi che ha dato! i seguenti risultati: castagne q.li 2.690.000, funghi q.li 75.200,' mirtilli q.li 4.700, fragole q.li: 4.000, lamponi q.Ii 3.000, trementina q.li 130, resina q.;l| 7.400, foglia e frasca per concia q.li 6.500. 11 valore comples- 3 sivo alla produzione, per -mer- ! ce allo stato commerciabile, 1 risulta di quasi 9 miliardi dìi lire. L’ammontare complessivo! delle somme spese nel trime ] stre (4,3 miliardi di lire) risu 1-1 ta di circa 683 milioni di Urei inferiore a quello del trimestre . luglio-settembre 1953. Le spessi per i lavori nei cantieri-acuo- ; la, gestiti amministrativamente dal Corpo forestale e da al-1 tri Enti, ammontano a circa! 1 miliardo di lire con una diminuzione di quasi il 15% in j Il PATR10HI0 BOSCHI nel irim BHrmatn'53 ha 66.181, di cui ha 58.173 col- La tesi che il bosco non sia una difesa sufficiente per il piano è stata sostenuta anche da Uno dei relatori dell’importante convegno sulla « difesa del suolo » tenutosi a Milano dal 16 al 19 aprile 1952 alla Fiera di Milano, per iniziativa del Consiglio Naz. dèlie Ricerche (vedere al riguardo il ricco volume pubblicato dal Consiglio stesso), dopo le ultime tragiche alluvioni del Polesine, ma nessuno- dei molti competenti che hanno interloquito sulla materia (una cinquantina!) l’ha raccolta. Essa, ormai, è da considerare completamente in-fondata e deleteria perchè può turbare inutilmente l’opera di restaurazione che, bene o male, si cerca di compiere da più parti. Le concessioni che il Colombani fa al riguardo non sono da approvare, nè sotto l’aspetto che direi fisico (difesa del suolo), nè sotto l’aspetto umano (difesa dèi diritti del montanaro) . Le alluvioni., è vero, ci sono sempre state, e, si deve aggiungere, sempre ci saranno; ma se questo si deve ammettere in quanto sono sempre possibili fenomeni metetreolo-gici straordinari e imprevedibili, in- via normale, con la montagna boscàta e salvaguardata da tagli vandalici quali si verificano per opera di speculatori, anche sotto l’occhio delle stesse autorità pubbliche, simili agli altri eseguiti dallo straniero invasore quando ha distrutto preziose foreste nostre, fra cui quella famosa di E’ anche da augurarsi che le proprietà forestali passino ai montanari singoli, in forme opportune, sottraendole, così, alla speculazione e al disinteresse di enti che mirano quasi esclusivamente allo sfruttamento. I montanari, nei casi in cui sono venuti in possesso dei boschi, si sono dimostrati ottimi custodi della . loro conservazione, mentre sono assai meno premurosi i Comuni e lo Stato. Come si è trovato opportuno rompere il latifondo dividendolo in piccole aziende (e non discutiamo qui se si è sempre proceduto bene), e affidandole a singoli proprietari, altrettanto si potrebbe fare per i boschi, si otterrebbe, tra l’altro, il non trascurabile beneficio di affezionare maggiormente il boscaiolo, che attualmente lavora per gli altri, senza apprezzabile vantaggio proprio, alla montagna. * * * Quanto ai vìncoli noi siamo convinti che potrebbero essere anche maggiori degli attuali, perchè difendendo rigidamente iil bosco si opera per il bene di tutti, si salva la Nazione dalle tragedie alluvionali, e si fa l’interesse del singolo e degli Enti pubblici. E le multe per le trasgressioni dovrebbero essere aumentate non attenuate. Le imprese che operano i tagli raramente osservano i capitolati: sanno che le multe sono sempre inferiori al vantaggio ricavato dalia trasgressione: pa- I danni causati dalle vicende climatiche ai soprassuoli boschivi sono stati di lieve entità e si sono, nel complesso, verificati su di una ben modesta estensione (ha 57). Incendi boschivi in numero di 77 si sono manifestati in 29 provincie ed hanno interessato una superficie di ha 307 (di cui il 30% investita a fustaie) ; essi sono risultati meno -numerosi di quelli del corrispondente trimestre dellanno 1952 (n. 125). Di tali incendi sono sconosciute le cause per 42 (54%) ,su ha 216, sono dovuti a dolo 19 (25%) per ha 38 e a «negligenza» 16 (21%) per ha 53. I danni provocati alla massa legnosa dei soprassuoli boschivi ascendono a circa 6 milioni di aire e risultano alquanto elevati in quattro provincie. L’ammontare delle spese di ripristino (reale o presunto) per la ricostituzione dei soprassuoii colpiti è valutato in 2,5 milioni di lire. Al 31 dicembre 1953 la superficie boscata, i cui soprassuoli risultano colpiti da parassiti animali risulta raddoppiata rispetto al 30 settembre 1953, essendo passata da ha 8.014 ad ha 16.036, di cui ha 15.365 colpiti da «processionarie». Anche le infezioni di parassiti vegetali si presentano «opra una superficie maggiore, da ha 64.953 ad piti da « cancro della corteccia ». Il numero delle infrazioni segnalate (7.602) è di poco superiore a quello accertato nel trimestre precedentè (7.570). Sono diminuite deH’11% le infrazioni per « pascolo1 » puir risultando oltre 3.000 (delle quali il 29% interessa il « pascolo caprino », -che registra un aumento del 14%), del 58% quello per « incendi » e del 24% quello per « altre cause » ; sono aumentate del 48% quelle per «dilsboscamenti », del 28% quelle iper « dissodamenti » e del 20% quelle per «taglio». Le infrazioni per « pascolo » per il 32% non hanno provocato danni ai soprassuoli. Il volume coplessivo dei tagli di massa lagnosa destinata a legname da lavoro risulta di me. 1.060.000, ed è di poco superiore (circa il 4%) a quello del corrispondente trimestre dell’anno precedente; peraltro, la m'assa legnosa di resinose abbattuta è diminuita del 3%, mentre quella di latifoglie è aumentata di quasi il 10%. In riferimento ai singoli assortimenti, la massa- legnosa di resinose è risultata tutta in diminuzione: del 3% quella destinata a « tendame da sega » (me, Jìl6.Q0{f), di quasi il 4% »1* confronto a quelle del trimestre precedente. Sono state effettuate . n. 3.640.000 giornate-operaio, di cui n. 1.297.000 nei cantieri-scuola, con una media giornaliera di n. 46.700 operai occupati (ni. 16.600 nei cantieri-scuola) . ——■—H——a PRODPZIOWEJlRflMRIA In Europa pria l'Italia Su una produzione complessiva in Europa (Russia esclusa) di 460 milioni di quintali^ n&ll’annata 1953, l’Italia per la prima volta, è in testa con u-na produzione complessiva stimata a cirla 80 milioni di quintali pari a quasi un quinto di quella europea. La struttura del settore granario italiano presenta questi caratteri: su superfici rimaste pressoché immutate nell’ultimo quarantennio, la produzione è più che raddoppiata; sono i rendimenti medi unitari che hanno impresso al movimento un cosi i vivo slancio, a testimonianza del lavoro e della tecnica abbondantemente profuse in questo, come in tanti altri rami della nostra agricoltura. Infatti la resa media unitaria è salita da 14,3 del livello pre-bel-lico a 18,1. I TIPI E LE QUALITÀ’ DI SEMI DI BACHI da seta, che potranno essere posti in vendita per la campagna bacologica 1955, sono stati recentemente resi noti con decreto del Ministero dell’Agricoltufa e delle J Foreste.