paese di raggiungere risultati straordinari, si stanno ora trasformando in elementi di debolezza e (ancora una volta) sono i giapponesi che devono apprendere dall’Occidente e non viceversa». Una tesi, questa, che sembrerebbe condivisa da molti osservatori occidentali che, con un certo compiacimento, registrano le difficoltà di un paese e di un formidabile concorrente che non solo stenta a uscire da una grave recessione economica, ma si trova ad affrontare anche una fase di profonda instabilità politica e di diffuso malessere sociale. Ma è davvero questa la realtà del Giappone di oggi o non ci troviamo invece di fronte all’ennesimo abbaglio di molti «esperti» che, oggi come in passato, tendono a enfatizzare gli elementi di debolezza e non scorgono, o non vogliono scorgere, le reali e potenziali capacità della prima e, sino a poco tempo fa, unica potenza economica non occidentale? Pur riconoscendo la serietà dei problemi che affliggono il Giappone alla vigilia del ventunesimo secolo, noi riteniamo che il paese disponga di risorse ed energie più che sufficienti per poterli superare e per rimanere, o meglio, affermarsi come uno dei protagonisti sulla scena mondiale nei prossimi anni e decenni. Questa convinzione nasce, in primo luogo, dalla constatazione che, dopo una fase iniziale di sbandamento, la società giapponese sa reagire in modo assai efficace di fronte alle difficoltà, ritrovando unità e coesione e, soprattutto, individuando gli obiettivi prioritari e mantenendoli fermi nel tempo. L’attuale scoramento e il senso di frustrazione diffusi nella società giapponese non devono quindi essere visti come un sintomo di debolezza, ma piuttosto come fattori che contribuiranno a rendere più incisiva e determinata la reazione di segno opposto. In secondo luogo, nonostante i gravi problemi che affliggono le sue banche e le altre istituzioni finanziarie, il Giappone continua a disporre di risorse economiche e finanziarie ingenti che, sommate alle notevoli capacità organizzative, consentono al paese e alle sue imprese di impostare ambiziosi programmi di espansione e di riqualificazione della propria struttura produttiva. Lo stesso yen forte crea seri problemi alle industrie esportatrici nel breve-medio termine, ma nel lungo periodo contribuirà a rafforzare la posizione del paese; le imprese giapponesi potranno realizzare importanti investimenti non soltanto all’estero, ma anche in Giappone, grazie al basso livello dei tassi di interesse. Infine, il Giappone beneficerà enormemente dalla sua posizione al centro di una grande area geografica, l’Asia-Pacifico, che grazie anche ai massicci investimenti effettuati dalle imprese giapponesi è diventata la regione più dinamica al mondo. Un’area in cui il Giappone continuerà a svolgere il ruolo di propulsore dello sviluppo e del processo di integrazione economica, sia come fornitore di beni capitali e di tecnologia, sia come importante mercato di sbocco per le produzioni di beni di consumo e intermedi. Esistono dunque le condizioni e le premesse che dovrebbero consentire al Giappone di rimanere una grande potenza economica a livello mondiale con la quale ci si dovrà confrontare e competere. Una potenza economica sempre più consapevole dei propri mezzi e delle proprie capacità e che quindi sarà sempre meno riluttante ad agire da protagonista sulla scena politica intemazionale. Nella prospettiva sopraindicata, questo lavoro si propone appunto di evidenziare, attraverso un’analisi prevalentemente quantitativa, l’evoluzione e i cambiamenti 2