SETTEMBRE 1998 Proposte per uno zoo di scrittori ALFONSO BERARDINELLI N. 8, PAG. 23 mi sembra naturale in questa occasione rendere omag- gio a Calvino. In che mo- do? Sfruttandolo. Per indagare le diver- se immagini dello scrittore, tra ieri e og- gi, chiamerò alcune specie di autori in questo modo: Scrittore Rampante, Cri- tico Dimezzato, Poeta Inesistente. Ma poi, per associazione, ci sarà anche il Fi- losofo Raddoppiato... Attingendo a una diversa fonte, dirò qualcosa dello Scrittore Muscolare, di quello Endocrino, di quello Urogenita- le ecc. Verranno contemplati anche scrittori Giraffa, Squalo o Piranha, Pa- vone e Carpa (si tratta questa volta di un omaggio ad Apollinaire). a) Lo Scrittore Rampante lo chiamia- mo così non proprio nel senso comples- so di Calvino, ma in quello più semplice che è uno scrittore che sale. Sale sem- pre, non scende mai. Ha un'attitudine alpinistica. E aristocratico, o meglio aspirante tale. Inoltre si segnala per la sua rarefatta presenza. Anche se questo non si nota fisicamente (ma qualche volta sì), la sua fronte è alta, il suo collo è lungo. Si ciba di frutti che crescono in alto. Ha un forte senso dell'altézza e della grandezza. Che possiede o, me- glio, a cui aspira. Questa aspirazione costante può perfino modificare la sua costituzione intrinseca e la sua forma. Per nobiltà, naturale od ostentata, per il suo senso globale del mondo, concepito anzitutto come scenario della sua ope- ra, lo Scrittore Rampante (o anche Gi- raffa) sembra non vivere esattamente qui. Ogni volta che lo vediamo apparire (le sue apparizioni sono strategicamen- te studiate con oculata prudenza) capia- mo subito che non appartiene esatta- mente a questo mondo (la cultura na- zionale, per esempio), un mondo che evidentemente considera mondo "di sotto". La sua natura anche alpinistica lo spinge a scalare vette: Olimpo, Hi- malaya. A volte arriva a trasformarsi, per una breve, meravigliosa esibizione, in volatile (aquila, di preferenza). Allo- ra prende il volo, stacca l'ombra da ter- ra. E migra in India. b) Il Critico Dimezzato vive una vita infelice. Ormai non se ne accorge più, e non ci pensa. Certo che la sua carriera non è brillante. E sostanzialmente un giornalista (anche se per accidente inse- gna all'università). O viceversa è in so- stanza un accademico (anche se scrive sui giornali). Sente oscuramente che una metà gli fa difetto, gli manca. E quindi fa di tutto per reintegrarsi con l'attività complementare. Però si vede: tende a trattare tutto come oggetto di studio, di descrizione accurata, coscien- ziosa. Non sta lì a giudicare. Non sop- pesa prima di acquisire. Non annusa prima di mangiare. O viceversa soppesa o annusa senza né acquisire né mangia- re. Insomma: studia ma giudica poco, oppure giudica e poi non studia. E mai possibile una cosa simile? In effetti, prima d'ora non si era mai vista. Alcuni eventi storici, co- me lo s v i - uffici stampa. I filosofi raddoppiati in- vece parlano ai politici e all'"universa- lità" (o massa) dei lettori. Sanno affasci- narli. E diventano maestri di vita. d) C'è poi il Poeta Inesistente. Nessu- no ne aveva notata l'assenza. Eppure era presente. Bisogna capire che la sua particolare condizione di inesistenza, che sembrerebbe a prima vista un difet- to, una sciagura, è invece ormai una scelta libera e consapevole. Infatti il poeta che ha davvero capito tutto sa che meno esiste e più serve la sua presenza. Più si attenua, si assottiglia e si smagri- sce la sua opera poetica, più lui diventa una presenza incontestabile. Da- ta la sua inesistenza, da dove ricavare i dati e gli ar- gomenti per luppo dell'infor- mazione e dell'università, sono piombati addosso al criti- co come una palla di cannone e gli hanno portato via una metà della fi- gura. Ma non si tratta solo di questo. Perché se arriva a ritrovare la propria interezza di conoscitore giudicante fini- sce per dimezzarsi di nuovo in altra for- ma. Perde il pubblico, nessuno lo vuole. E, per quanto faccia, resta quindi di- mezzato. c) In compenso c'è però il Filosofo Raddoppiato. Che è nello stesso tempo sia filosofo sia critico, filosofo e scritto- re, pensatore e artista, psicoanalista e giornalista, politologo ed estetologo, trasgressore e pieno di buon senso. E lui che, espandendosi, ha preso il posto del critico, ne ha assunta e mangiata una parte. E comunque ha audience, parla al mondo. Mentre a chi parlano i critici? Agli studenti sotto esame o agli obiettare alla sua presenza? Il libro de- ve diventare tendenzialmente vuoto perché la presenza dell'autore possa tendenzialmente diventare piena. In poesia questo frutta: non potendosi di- re mai delle sue poesie né che sono ve- ramente brutte né che sono veramente belle, né davvero chiare ma neppure propriamente oscure, ecco che non si danno appigli alla maldicenza dei criti- ci. Ci si impone con il massimo rispar- mio di mezzi. Il prezzo della presenza del poeta è la sua inesistenza. Non aven- do né meriti né colpe, né pregi né difet- ti, è inamovibile. Tutti lo amano per questo/Con un senso di gratitudine, ci si sente sollevati dallo sgradevole impe- gno di doverlo leggere e decidersi a dire un sì o un no. Tutto questo è superato con la figura del Poeta Inesistente. Non essendo mai veramente esistito, è già fra gli immortali. Una comunità letteraria può essere vista classicamente o proverbialmente come un corpo vivente, dotato dei suoi diversi sistemi. Qui ci vorrebbe la com- petenza di un naturalista, di un biologo o di un medico. Chiunque capisce tutta- via che cosa possiamo intendere con la definizione di e) Scrittore Muscolare, o Osseo-mu- scolare, o Locomotore. Qui non stiamo parlando solo del presente. La denomi- nazione, la categoria è estensibile a tut- te le epoche e a tutte le letterature. Nel- la cultura occidentale moderna quasi sempre gli scrittori locomotori o osseo- muscolari sono i romanzieri. Ma in epo- che e situazioni ipercritiche (per esem- pio la Francia, per esempio gli anni ses- santa e settanta) possono essere sosti- tuiti da filosofi e critici che vengono letti e mangiati come fossero narratori, inventori di storie e di miti. È avvenuto con Sartre e Roland Barthes. In Italia, se non fosse stato così sfortunato, qual- cosa del genere poteva capitare anche a Fortini, che aveva molte qualità per es- sere locomotore e osseo-muscolare. Non aveva però pubblico. Cosa che lo trasformò in autore piuttosto nervoso e forse endocrino. f) Che cosa fa lo Scrittore Endocrino? Intanto, per chiarezza, diciamo che è poco visibile, anzi non si nota quasi mai, salvo che in presenza di gravi e speciali patologie. Le sue funzioni sono infatti nello stesso tempo fondamentali e poco afferrabili. Immettendo certi messagge- ri chimici (ormoni) nella circolazione culturale, dovrebbe eccitare o inibire l'attività di organi e tessuti. Dovrebbe presiedere alla crescita equilibrata, al metabolismo e all'assimilazione del nu- trimento letterario, fare in modo che i rapporti fra letteratura e ambiente va- dano bene, che dei testi resti traccia e memoria solo se lo meritano. Insomma il ritratto dello scrittore endocrino fa subito pensare al buon esercizio della Il peso del discorso letterario bruno falcetto di recente, anche al Salone del Libro, il Premio Calvino e "L'Indice", con la rubrica "Martin Eden", hanno dedicato spazio alla riflessione e al confronto sui temi dell'insegnamento della scrittura creati- va, cercando di non ridurlo a semplice strumento del dibattito interno di una piccola comunità di scrittori e aspiranti scrittori. Si *è provato dunque a sollecita- re un ragionamento collettivo su come stiano mutando il ruolo dello scrittore, la sua figura professionale e la sua pratica letteraria. Beninteso senza pretese parti- colari, con il progetto di procedere per sondaggi, per piccole tessere,-raccoglier! - do materiali. Procedere per scomposizio- ne, con approcci parziali, ma differenti e ripetuti, è del resto il modo più fruttuoso per trattare questioni articolate e ingom- branti come quella appunto del "ruolo dello scrittore". Tracciare l'identikit (gli identikit) di chi scrive in un certo periodo vuol dire infatti dar conto di una serie di scelte compiute su piani differenti e con- nessi fra loro, significa individuare atteg- giamenti prevalenti e tipici rispetto a tra- dizione letteraria, sistema dei generi, edi- toria, pubblico e critica, realtà extrate- stuale, raccontare l'immagine che gli scrittori danno di sé e che la società rico- nosce loro. L'idea era nata anche dalla convinzio- ne che il diffondersi delle scuole di scrit- tura e dì,un interesse operativo per la let- teratura stesse conducendo gii scrittori a riflettere e a parlare del proprio mestiere più di quanto non fosse successo nelle ul- time stagioni della nostra letteratura, se- gnate da un ristagno della discussione e dalla latitanza di poetiche forti. Non si tratta del risveglio di un autentico dibat- tito, ma forse di uno dei presupposti di una sua possibile ripresa effettiva. Anche le polemiche sulla postmodernità, sulla condizione postuma della letteratura, sul pulp, sono il segnale, credo, di un'esigen- za di riflettere sulla situazione della scrit- tura oggi. Un'esigenza che fatica però a produrre risultati convincenti perché non sembra capace di sfuggire all'insidia, da un lato, della sbrigatività e approssi- mazione giornalistica e, dall'altro, della sinteticità perentoria del giudizio epoca- le, che non sa sottrarsi, per usare una for- mula, alla forbice di una critica degli atti- mi e di una critica delle ere. Negli anni ottanta e poi, in modo più marcato e veloce, in questo decennio si sono manifestati vari mutamenti negli at- teggiamenti e nella mentalità degli scritto- ri, come nella tipologia dell'offerta lette- raria: un'idea di tradizione sempre meno sensibile alle gerarchie, alle distinzioni di generi, livelli, media; un rapporto con l'editoria più laico anche se non necessa- riamente più consapevole; una riscoperta della trama e una nuova attenzione verso il pubblico; una tendenza all'ibridazione dei linguaggi con varie mescolanze di nar- rativa, saggismo, reportage-, legittimazione e nuova centralità delle scritture di genere (giallo, fantascienza, horror). E andato così costituendosi un orizzonte letterario i cui dati primari sono la crescita dell'offer- ta, l'aumento degli esordienti a cui l'indu- stria editoriale dà spazio e l'estrema va- rietà dì scelte espressive. Questa forte pluralità di stili per essere descritta e al- meno in parte chiarita richiede attenzione e pazienza, capacità di costruire collega- menti e di distinguere valori. Serve anche un atteggiamento emotivo equilibrato, che non si impenni in eccessive accensio- ni d'ottimismo per nuove ondate lettera- rie, ma nemmeno si areni nelle secche di un pessimismo sistematico che oggi pare troppo diffuso per non essere anche abito di moda. La posizione secondaria della letteratura nell'attuale sistema culturale non è affatto una condanna all'irrilevan- za. A chi si occupa di letteratura (critici e scrittori) si chiede una spiccia elaborazio- ne del lutto per la centralità perduta. Quanto possa pesare ancona il discorso letterario dipende, in non piccola misura, dàl coraggio e dalla concretézza di scritto- ri e critici. Una concretezza'di cui potreb- bero dare dimostrazione, per esempio, sforzandosi di dialogare con il mondo della scuola nelle sue diverse componenti (con il pubblico degli studenti e con quel- lo degli insegnanti), ma provando davve- ro a misurarsi con quella realtà, facendo i