"se" investire, ma "come" investire, concen- trando sforzi mirati ed efficaci sul migliora- mento del contributo che ognuno può portare al suo lavoro, senza preconcetti o esclusioni aprioristiche. Per approfondire il concetto in chiave più ope- rativa, si può esemplificativamente distinguere i aioli aziendali in 3 fasce: i managers, i. "pro- fessional" e gli "operativi". I "managers", deputati a prendere decisioni e governare risorse di vario genere, sono quelli su cui tradizionalmente si è più concentrata l'attenzione formativa dell'impresa: nei loro confronti occoae elevare qualitativamente l'in- vestimento, rendendoli generatori di significato e di stimolo al lavoro, oltre che di motivazione e controllo, guidandoli quindi verso un ruolo più chiaramente "educativo". I "professional", popolazione progressiva- mente crescente nelle imprese in virtù dell'ap- piattimento in corso delle gerarchie e della crescita del livello di competenze e capacità necessarie al lavoro, costituiscono da tempo un fulcro importante nella vita dell'impresa: nei loro confronti occorre finalizzare l'investimen- to e renderli capaci di imparare continuamente, alimentando un processo di conoscenza nel- l'impresa che solo può garantire stimolo a chi guida e successo nei risultati. Gli "operativi", infine, continuano a rimanere lo "zoccolo duro" su cui le aziende poggiano per continuare la loro esistenza, benché l'evoluzio- ne tecnologica metta sempre più in discussione la loro stessa presenza, in quanto esecutori spesso di compiti ripetitivi o poco qualificati (si pensi alle ristrutturazioni operate o in corso, nelle quali le riduzioni numeriche si sono stori- camente concentrate su questa fascia, pur nelle recenti evoluzioni che vedono coinvolti anche massicciamente i quadri intermedi): a essi occorre insegnare che non esiste lavoro che non richieda di essere continuamente migliorato, impegnando la propria creatività e intelligenza. Secondariamente, occorre qualificare meglio la parola "successo" per evitare equivoci poten- ziali: la misurabilità del successo è spesso sul lungo termine, e questo conferma che la forma- zione estensiva è la vera condizione per il suc- cesso stesso, poiché la persona è per definizione "a lungo termine" nella vita del- l'impresa, in quanto attivatrice di comporta- menti che «devolvono nel tempo seguendo pre- valentemente una linea di continuità. Si pensi, a questo proposito, in particolare ai sistemi di incentivazione e di valutazione più usati all'interno delle imprese: essi si concentra- no tendenzialmente su risultati e remunerazioni basati su orizzonti temporali limitati, spesso annuali, come conferma tra l'altro la limitata diffusione della valutazione del potenziale, stru- mento per definizione "a lungo termine". È opportuno ripensare a essi in chiave più pro- spettica, considerando la vita della persona nel- l'impresa (o nelle imprese) come un itinerario di accumulazione di competenze e restituzione di stimoli e risultati, valutando e premiando quindi la capacità di apprendimento, di genera- zione di stimoli e di raggiungimento di risultati di fronte alle diverse sfide, proporzionate ai diversi livelli di professionalità in gioco. Infine, affermare che la qualità è "nella" perso- na significa crederla capace di un reale ed effettivo contributo alla vita e al successo del- l'impresa, e questo porta all'ultima considera- zione sull'argomento: il vero e duraturo "investimento" sulla persona è il credito e la fiducia che le si attribuiscono. Questo non significa evitare la fatica della guida, della correzione e del controllo da parte dell'imprenditore o del manager, ma esprime la necessità che vi sia sempre una prova d'appello, un rilancio di opportunità, che non si condanni mai nessuno, mentalmente o praticamente, all'assenza di contributi, anche nelle condizioni apparentemente più ostiche. E uno sforzo, quest'ultimo, che non si espri- me necessariamente in strumenti formativi o valutativi: esso attiene più profondamente alla personalità di chi guida, che dev'essere ulti- mamente convinto che chiunque, a qualsiasi livello, può fornire un contributo, eliminando la dannosa superficialità di certe valutazioni. Questo comportamento è tra l'altro reso neces- sario dall'evoluzione del mercato del lavoro e dalle tendenze demografiche occidentali, le quali costringono a fare i conti con una crescen- te scarsità di risorse giovani e qualificate e una speculare prospettica abbondanza di risorse ten- denti all'invecchiamento aziendale e anagrafi- co, sulle quali occorre realisticamente fare sempre di più i conti cercando di studiare i modi e i metodi più opportuni per renderle