porto tra la somma dei bisogni soddisfatti e la somma dei bi- sogni sentiti. È da tener presente che, quando si parla di beni, di ric- chezza, di benessere di una collettività, si suppone implicita- mente che i suoi componenti abbiano una grande analogia, quasi un'identità, di bisogni, di gusti, di apprezzamenti, per modo che riguardino come beni le stesse cose e attribuiscano loro un'utilità presso a poco uguale. ti. In pratica ci si trova nell'impossibilità di misurare, con un termine di riferimento costante, il grado finale di utilità dei beni. Per la misura della ricchezza di una collettività, conviene quindi ricorrere a indici che ne rappresentino approssimativa- mente le variazioni. Si basano alcuni sull'ammontare dei redditi, i più sul valore di scambio dei patrimoni. Giova ricordare in proposito che l'utilità dei beni deriva dalla loro attitùdine a soddisfare bisogni attualmente sentiti (utilità attuale) o bisogni futuri attualmente soltanto rappre- sentati (utilità prospettiva). Nell'un caso e nell'altro i beni pos- sono soddisfare i nostri bisogni o direttamente (beni diretti) o me- diatamente (beni strumentali), servendo all'acquisto di altri beni. Ora il reddito di una persona o di una collettività - se con do la concezione più comune, generalmente accolta dalla legislazione finanziaria - è costituito da quella parte dei beni (materiali) acquisiti nell'unità di tempo mediante la sua atti- vità economica, che si può consumare senza diminuzione dei beni preesistenti. Desumendo il grado di ricchezza dall'ammontare del reddito, non si tiene dunque conto, nò della varia utilità prospettiva che, al di là dell'unità di tempo considerata, possono avere i beni strumentali, nè della varia utilità (attuale o prospettiva) che possono avere i beni diretti. D'altra parte, l'ammontare del reddito dipende, non solo dalla capacità produttiva dei beni, ma anche dalla quantità di lavoro che ad essi viene applicato. La misura della ricchezza in base al valore di scambio dei patrimoni non va incontro a tali obbiezioni, ed è perciò giusta- mente preferita, ma pure presenta un inconveniente che giova mettere in evidenza. Il valore unitario di scambio di un bene a espresso in ter- mini di un bene 6, è determinato dal rapporto fra il grado finale di utilità di « e il grado finale di utilità di b. Quando, per tutti i beni, il valore venga espresso in termini di un bene unico, as- sunto come intermediario degli scambi e detto moneta, il valore di scambio dei patrimòni di un paese risulterà funzione diretta delle quantità dei vari beni, moltiplicata ciascuna per il rispettivo