cronache dell'azienda illustratofiat 9 T»i**ìA D mestiere del rottamatore TCKsia , « . . j . . trasformato m una industria Paolo Cedriano Mario Maritano h «centro di servizio» di La Loggia (To) fornisce materiali nelle misure richieste dal cliente4 La Prosidea del gruppo4 Teksid commercia acciai omogenei di prima scelta. Duecento i dipendenti. In tre anni triplicato il fattu- rato. Prosidea: da quasi cinquan- tanni il nome clie si legge sui muri esterni dei fabbri- cati è lo stesso; dentro è un susseguirsi di programmi e di realizzazioni. La società venne costituita nel 1930 per acquistare rottami metallici destinati a essere rifusi nei forni delle Ferriere Fiat e provenienti, ad esempio, dalla demolizione di vecchie navi nel porto di Vado Li- gure. «Certo, non ci sono più i cavalli! — esclama Mario Maritano. 58 anni, autista al magazzino torinese di via Giordano Bruno —. Lavoro alla Prosidea dal 1951. quan- do la sede era in via Caserta. Tutte le mattine, come altri miei compagni di lavoro, partivo su un carro trainato dal calcilo, facevo il giro di numerose piccole officine (le boite, come le chiamiamo ancora oggi), caricavo i me- talli non utilizzati, gli scarti, i residui della tornitura e ri- tornavo alla sede per scari- carli. E' stata un'esperienza dura ma non bisogna di- menticare che in quegli anni c'erano meno pretese e inol- tre si era giovani». «Praticamente lavorava- mo sempre all'aperto, col so- le o con la neve —aggiunge il cinquantunerne Italo Brach —. Ricordo che le ro- taie del tram erano scaricate a braccia da squadre di sei-otto operai e che. fino al 1962. nell'ingresso c'era una bilancia per pesare le piccole forniture, perché vendevamo anche pacchi di chiodi. Ades- so sembra di lavorare in un paradiso, anche se l'espe- rienza passata deve stimola- re a migliorare ancora». Luigi Vassallo. 50 anni, da 24 operaio Prosidea, ricorda che «anche per spostare i "pacchi "di rottame pressa to (pesavano 50-80 chili ciascu- no) c'erano solo le braccia. Adesso facciamo un lavoro più pulito, che non ha con- fronti. La Prosidea — dice indicando i rotoli di lamiera d'acciaio alle sue spalle — non è più la rottamaia. ma tratta prodotti di prima qua- lità». «Questi ricordi alla luce del livello raggiunto dalla Prosidea. oggi possono esse- re considerati preistoria — osserva Attilio Zenone, di- rettore generale della socie- tà —. Infatti si è attuata una ristrutturazione totale delle nostre attività. Alcuni anni fa abbiamo iniziato ad ac- quistare dalla divisione side- rurgica Fiat e a rivendere a tersi le cosiddette seconde scelte». Le lastre e i rotoli di lamiera d'acciaio omogeneo, cioè non speciale, che hanno qualche difetto non possono essere utilizzati nella produ- zione autoveicolistica; ven- gono perciò ceduti a prezzi inferiori rispetto a quelli di prima scelta a piccole e me- die industrie produttrici dei beni più diversi (mobili per uffici, motorette, assi per ferri da stiro, ecc.). «Le loro attività e dimensioni con- sentono l'utilizzo di materia- li il cui unico difetto spesso è costituito da "slabbrature" ai bordi. Con l'eliminazione: della parte difettosa, impos- sibile a farsi su grande scala produttiva, le aziende hanno a disposizione lamiere d'ac- ciaio che possono conside- rarsi di prima scelta. E' su questa linea che la Prosidea ha indirizzato la propria at- tività». Nel 1975 la ragione sociale diventa Prosidea Acciai. L'anno successivo la società, inquadrata nel gruppo Te- ksid, compie un nuovo pas- so: il commercio in sempre maggiori quantitativi di ac- ciai omogenei di prima scel- ta, con acquisti diversificati anche su altri mercati. «Queste vendite — prose- gue Zenone — dovrebbero superare nel 1979 oltre la me- tà del totale. Seguendo le 'moderne tendenze dei grossi 'commercianti, qualificati al servizio di una vasta cliente- la. abbiamo impostato un programma di investimenti. In particolare sono state ac- quistate cesoie e spianatrici, che consentono una prima trasformazione dei laminati a caldo e a freddo e dei coils. cioè dei rotoli di lamiera d'acciaio del peso di circa 10-15 tonnellate. In questo modo siamo in grado di com- piere qualunque tipo di ope- razione per evitare al picco- io-medio imprenditore un'o- perazione intermedia e per fornirgli subito, già pronti per l'utilizzo e nelle misure a lui necessarie, materiali che le acciaierie non sempre hanno disponibili. Sulla ba- se dei dati ricevuti dai forni- tori diamo al cliente garan- zie sulla qualità dei prodotti e, su sua richiesta, facciamo eseguire esami strutturali, metallurgici e controlli ai raggi X. Per fornire ai clienti un servizio migliore e più tempestivo, nel 1978 Prosi- dea Acciai ha acquisito il controllo della Italnastri Sud, uno dei maggiori centri esistenti in Italia per la lavo- razione di acciai piani». Questo «centro di servi- zio». con sede a La Loggia (Torino), occupa una super- ficie di 38.800 metri quadrati, di cui oltre 11 mila coperti: vi sono impiegate più di 70 persone per la rifilatura, spianatura e spezzonatura di bandelle d'acciaio. I ma- gazzini della Prosidea Acciai sono ad Alessandria, Bolo- gna e Torino, dove ha sede anche la direzione della so- cietà. «In tutto siamo circa 200 persone; il fatturato tre anni fa si aggirava sui 20 mi- liardi ed è triplicato nel 1978. con un positivo risultato economico di gestione. Nelle vendite di acciai piani a freddo da commercio, la Prosidea Acciai detiene sul mercato italiano una quota di circa il 10 per cento, po- nendosi al terzo posto tra le società commerciali del set- tore». Per Paolo Cedriano. 31 anni, dell'ufficio acquisti, queste cifre assumono mag- gior significato tenendo pre- sente che «Za Prosidea si ri- fornisce per circa il 30 per cento da acciaierie non Te- ksid e vende quasi totalmen- te sul mercato terzo, cioè fuori del gruppo Fiat. La parte più impegnativa del mio lavoro — prosegue — è infatti costituita dalle prati- che d'importazione, che ri- chiedono il rispetto e il con- tinuo aggiornamento sulle normative italiane e comu- nitarie. soprattutto in conse- guenza del piano Davignon perla siderurgia europea. Da quando sono stato assunto nel 1972 sono cambia te mol te cose: ma ogni anno i risultati sono sempre stati migliori dei precedenti». -a Il nuovo caricatore FL 20 al lavoro in una cava di marmo Mentre scompaiono i titoli di testa lo schermo si riem- pie di una macchia rossa che sfreccia con rumore assor- dante e inconfondibile: è un bolide di formula uno. La si riconosce nelle immagini successive quando la Ferrari T4 di Scheckter è ferma ai box. Sul circuito belga di Zolder la nuovissima stella degli autodromi si muove con la sicurezza della «sou- brette» abituata agli ap- plàusi. Ma, subito, un altro «per- sonaggio» assume nel filma- to il ruolo del primo attore : «si chiama FL20 ed è il più nuovo caricatore cingolato Ideila Fiat-Allis. Nel paesag- ' gio lunare del cantiere dove sono in corso le operazioni di sbancamento il gigante gial- Maciste nato dalla tecnologia il nuovo caricatore Fiat Allis lo delia Fiat-Allis si muove lento, ma sicuro come la Ferrari sulla pista. La sua benna scarica nel cassone del camion in un colpo solo più di due metri cubi e mez- zo di materiale da riporto; poi, con un potente ruggito del motore turboalimentato, i'FL20 affonda di nuovo i ro- stri nella montagna. Le immagini spiegano più delle parole e le due macchi- ne, così diverse, mostrano in pochi fotogrammi il loro de- nominatore comune : la sofi- sticata tecnologia Fiat. Così nel filmato 1FL20 si presen- ta immediatamente con le sue caratteristiche più im- portanti: la competitività e l'affidabilità che gli sono ga- rantite dalla ricerca e dall'e- sperienza maturate in tutti i settori del gruppo. Per ra- diografare il nuovo caricato- re, come dice il titolo del film, la «troupe» cinemato- grafica della Fiat-Allis è an- data in giro per l'Italia tra- scinandosi dietro questo co- losso di 26 tonnellate. «Per fortuna — dicono gli uomini della troupe — come primo attore l'FL 20 si è com- portato bene. La difficoltà di girare un film di questo tipo sta nel fatto che la macchina non può simulare davanti all'occhio impietoso della ci- nepresa come farebbe un attore. La spettacolarità delle scene si può ottenere solo se la macchina è in gra- do di fare cose eccezionali». E le prestazioni dell'FL20 si traducono davvero in im- magini impressionanti. A Carrara, nell'anfiteatro del- la cava di marmo, una vera palestra per giganti, il cari- catore Fiat-Allis porta a spasso nella sua benna un blocco di marmo di 6 o 7 ton- nellate. Subito dopo lo si ve- de intento a far rotolare su se stessa una lastra di calca- re ancora più pesante. Ogni volta la macchina, sfruttan- do la sua forza di strappo di oltre 21 mila chili, solleva il masso enorme che poi rica- de fragorosamente in avanti in mezzo a una nuvola di polvere. All'interno della cabina di guida l'operatore lavora ri- lassato. L'impianto idraulico veloce, potente come nessun altro fra i caricatori di que- sta classe, il posizionatore automatico della benna, il fi- ne corsa di sollevamento dei bracci, la valvola di discesa rapida fanno dell'FL20 un caricatore facile da guidare e capace di lavorare con cicli veloci. Fra le riprese più difficili per gli uomini che le hanno girate ci sono quelle com- piute in fonderia. Nella pe- 'nombra del grande ca- pannone colpisce la luce quasi accecante del fuoco, che divampa dentro la bocca del forno. L'FL20 sposta dol- cemente in avanti le sue 26 tonnellate e raccoglie nella benna le scorie ancora in- candescenti della colata. La radiografia dell'FL20 continua: dopo le prove di funzionamento il filmato racconta come nasce il cari- catore. Vedere come è fatta una macchina è il modo mi- gliore per rendersi conto delle sue caratteristiche. In- tanto il motore. L'affidabili- tà del Fiat 8215 di 235 cavalli a 6 cilindri, dì ì~3,8 litri," è as- sicurata dall'esperienza del gruppo Fiat-Iveco. Da tem- po veicoli per lunghi tra- sporti e per servizi urbani usano questo tipo di motore. Dopo ulteriori, rigorose pro- ve presso il Centro Espe- rienze di Torino si è adottata per l'FL20 la versione tur- boalimentata che consente di ridurre i consumi, esal- tare l'aggressività e man- tenere inalterata la potenza del motore. L'FL20, il massimo carica- tore cingolato prodotto dalla Fiat-Allis in Italia, nasce a Lecce in uno dei più moder- ni stabilimenti d'Europa. Macchine utensili a control- lo numerico, la verifica di ogni particolare, dal più pic- colo al più grande, costanti controlli su tutte le parti ro- tanti, garanzie fornite dallo stabilimento di Lecce. Si ha. così, un caricatore con un telaio in cui la rigidità di al- cune parti non esclude l'e- lasticità di altre. All'incastellatura centra- le, infatti, sono interamente saldate la traversa anteriore e, unica in questo tipo di macchine, una traversa po- steriore. A queste due tra- verse sono imbullonati i car- relli cingoli che sono collega- ti alla scatola della trasmis- sione finale in due soli punti d'appoggio. Il cambio a con- tralberi è uno dei più sempli- ci e collaudati, in grado di trasmettere potenze ben su- periori a quella impiegata. La valvola di discesa rapi- da dei bracci consente di ri- durre il loro tempo di abbas- samento, abbreviando il tempo per ogni ciclo di lavo- ro. Il dispositivo automatico di fine corsa per il solleva- mento dei bracci limita il lo- ro sollevamento all'altezza ideale per lo scarico. Grazie a una pompa a due corpi 1FL20 può suddividere tra impianto idraulico e tra- smissione la potenza messa a disposizione dal motore termico.