► re, deve anche avere una componente di valore, finalizzata a dare alle persone la capacità di trasmettere orgoglio ed entusiasmo, ingredienti irrinunciabili in un processo di cambiamento». - I Quadri sono stati la categoria più coinvolta dalla riorganizzazione. Qual è il loro ruolo nella Fiat di domani? «L'avvocato Giovanni Agnelli, commentando i primi, incoraggianti segnali di miglioramento, ha detto: "È anche merito dei Quadri che hanno lasciato l'azienda." Purtroppo molti di loro hanno pagato la crisi. La Fiat ha fatto tutto il possibile per alleviare i sacrifici e certe decisioni sono state molto sofferte, ma era impossibile evitarle se si voleva salvare l'azienda di domani. Per far vivere la mano, talvolta bisogna amputare il dito. Resta un'amarezza profonda, ma anche la consapevolezza di un comportamento responsabile che ha tenuto conto del bene generale». - Passata la bufera, che cosa si chiede ai Quadri? «Oggi sono loro affidati compiti e responsabilità maggiori che in passato: la Fiat conta molto su di loro per migliorare la competitività e per rilanciare lo sviluppo. C'è da essere certi che risponderanno in modo coerente alle attese, cioè migliorando la professionalità specifica con l'impegno e l'identificazione di sempre. Dobbiamo tenere anche in conto che il cambiamento di generazione porta con sé sia cambiamenti organizzativi (più specialisti), sia cambiamenti di valori e di atteggiamento. Sono questi i fatti da gestire con azioni e programmi di miglioramento». - Qual è il compito che deve svolgere la formazione? «Deve contribuire a preparare le persone ai bisogni di oggi e all'azienda di domani: tener conto dei nuovi obiettivi, dallo sviluppo con rigore alla competitività. E questo riguarda tutti i livelli, dal direttore all'operaio. È da qualche tempo che si parla di "learning organisation" come prerequisito per aumentare in mo- (Nicolas Poussin, pittore francese, 1594-1665) do strutturale la competitività aziendale, attraverso il coinvolgimento e la partecipazione di tutti i lavoratori. Questa, che chiamerei filosofia di direzione aziendale, richiede al "management" un salto in termini di leadership, capacità di prendersi cura delle risore loro affidate, indirizzarle e coinvolgerle». -E a livello operativo? «Sono richieste capacità di analisi, di diagnosi e di proposta che anche se semplici richiedono la conoscenza di tecniche ed il sentirsi parte dell'azienda. Su questi terreni ci sono elevate aspettative nei confronti della formazione, i cui risultati non sono scontati ma sono rigorosamente verificati». - E quale contributo possono dare la comunicazione e la stampa aziendale? «Hanno un ruolo importante: dal dialogo quotidiano sul luogo di lavoro fra capo e collaboratore, alla comunicazione organizzativa, fino a quella istituzionale che raggiunge un vasto numero di persone. Il linguaggio deve superare l'"aziendalese" per essere comprensivo a tutti e i temi vanno ampliati: economia, finanza, sistema-Paese, eccetera. Senza dimenticare che ogni comunicazione per essere efficace deve essere tempestiva e realistica». - Oggi per la Fiat si intravedono segni di schiarita. Qual è lo scenario di domani? «I concorrenti sono sempre forti e noi non possiamo coltivare illusioni, sprecare risorse umane o finanziarie. L'obiettivo è una maggiore internazionalizzazione, ma la strada è in salita perché in questo momento l'immagine dell'Italia non è elevata e per colmarla non basta il deprezzamento della lira. Per riuscire dobbiamo ricorrere a tutta la "qualità" che la nostra gente è capace di offrire. E contare sull'abilità del "management" di operare in ambienti culturali diversi e di saper cogliere il meglio da tutti conservando la nostra personalità». - Lei è ottimista? «Sono un positivo. Ritengo che i problemi che stiamo affrontando siano risolvibili grazie alla professionalità e all'impegno dei nostri uomini». ■ Ad ogni livello operativo sono richieste capacità di diagnosi e di proposta Ciò che vai la pena che si faccia, vai la pena che si faccia bene ILLUSTRATO ♦ APRILE 1995 10