dieci anni (vedi tabella) è aumentato più del doppio rispetto a quello dei principali concorrenti europei. Ciò ha significato una perdita di competitività variabile - a seconda dei Paesi presi a riferimento - dal 15 al 33 per cento, pur tenendo conto degli aggiustamenti del valore della lira rispetto alle altre monete. Anche i dati attuali non sono confortanti. Nonostante i vari interventi per ritoccarne le più vistose storture, il nostro costo del lavoro continua a registrare incrementi superiori a quelli dei principali concorrenti. Con evidenti effetti negativi sulla competitività, anche in considerazione dei margini ormai più ridotti di ricuperi in produttività. Per di più, da quando la lira è entrata nella banda stretta dello Sme, è impossibile operare aggiustamenti di carattere valutario per compensare sui mercati esteri gli effetti dell'inflazione interna. Se non si trovano rimedi a questa escalation il rischio della "deindustrializzazione" del nostro Paese si fa reale. È un rischio che non possiamo permetterci per le immaginabili conseguenze economiche ed occupazionali. Come affrontare il problema? Per intervenire sui principali fattori che riducono la competitività delle imprese, occorre correggere le più evidenti anomalie del sistema italiano rispetto alle altre nazioni europee. Vediamole in sintesi. 1) L'Italia presenta una dinamica inflazionistica costantemente più elevata della media europea: una differenza che oscilla attorno ai tre punti percentuali rispetto ai principali Paesi che, aderiscono al Sistema monetario europeo. È noto quanto su tale dinamica incida il pauroso disavanzo pubblico, ma bisogna tener presente che anche le rincorse salariali e, soprattutto, i meccanismi automatici di indicizzazione contribuiscono ad amplificarne gli effetti. 2) Sono da prendere in considerazione gli aspetti più strettamente legati alle componenti del costo del lavoro e al sistema di relazioni industriali che finiscono con il determinare nel nostro Paese aumenti di costi ogni anno di 2-3 punti superiori al livello di inflazione, con i conseguenti effetti squilibranti in termini competitivi. Soltanto nel nostro Paese, infat- ti, esiste un meccanismo di revisione automatica del salario che assorbe una parte rilevante nella dinamica retributiva, muovendosi al di fuori di ogni possibile controllo delle parti sociali. Agli automatismi si aggiunge un sistema di contrattazione complesso, articolato su più livelli (inter-confederale, di categoria e aziendale) e più momenti che si sommano gli uni agli altri. Gli oneri aggiuntivi al salario coprono quasi il 50 per cento del costo del lavoro: significa che per ogni 100 lire percepite direttamente dal lavoratore almeno altrettante gravano sulle imprese. Quali possono essere le soluzioni? Per raggiungere un accettabile riequilibrio della situazione è necessario, in via prioritaria, ridurre la dinamica dell'inflazione e del costo del lavoro entro ritmi pari a quelli degli altri Paesi che fanno parte del Sistema monetario europeo. A questo fine uno degli aspetti centrali della trattativa sarà la definizione da parte di Governo, Con-findustria e Sindacati dei tassi di inflazione da prendere a riferimento nei loro rispettivi comportamenti. Nel frattempo dovranno essere individuate le modalità per ridurre il tasso di crescita del costo del lavoro nel settore industriale: - maggior equilibrio fra le varie componenti del salario, limitando gli automatismi che riducono gli spazi contrattuali e amplificano i processi inflazionistici; - revisione del sistema di contrattazione, evitando le sovrapposizioni, ma al tempo stesso riservandogli un ruolo fondamentale per determinare la dinamica salariale; - riduzione degli oneri sociali impropri, (cioè quei contributi che gravano sul costo del lavoro, ma che servono a finanziare prestazioni assistenziali di carattere generale) e loro trasferimento al sistema generale di fiscalità, come avviene nella maggioranza degli altri Paesi. In questa logica il Governo svolgerà un ruolo fondamentale nella trattativa. Anche perché è presente in una duplice veste: da un lato si pone come regolatore della politica economica generale del Paese, dall'altro è egli stesso datore di lavoro e quindi responsabile della dinamica salariale del pubblico impiego. ■ Per i vostri viaggi e le vostre vacanze IL MARCHIO CHE DISTINGUE AVOGADRO Violetta ed i suoi negozi VIA PO, 48 AVOGADRO VIOLETTA Via di Nanni, 120 Rivenditori Samsonite - Del Sey OFFERTE SPECIALI SU VALIGERIA Set 1 valigia + 1 sacca L. 87.900 Set due valigie cm. 135 L. 89.900 Valigia aereo leggerissima con ruote L. 54.900 Sacca viaggio L. 39.900 Bauli di tutti i tipi dal 10 luglio i SALDI SU BORSE " sconti dal 10% al 50% 3 ILLU STRATO ♦ LUGL10 - AG0 STO 1991 7